The Accademia Gallery

By Brendan Small (Lorenzo de’ Medici)

Located on Via Ricasoli in an unassuming building, one might easily miss the Accademia Gallery, if not for the large crowds usually queued up outside, waiting to see one of the world’s most famous sculptures. Yes, the museum is home to Michelangelo’s masterpiece, David, but the museum has so much more to offer. Perhaps a victim of its own fortune, the museum contains a vast array of objects that are largely overlooked by most visitors. Along with the David, the Accademia hosts a cornucopia of Florentine masterpieces painted by the likes of Giotto, Paolo Uccello, Botticelli, Filippo Lippi, Perugino, and more. In addition to these masterpieces, there is also an interesting collection of Russian icons, as well as an incredible assemblage of musical instruments. Overall, while the museum has a nice flow for a quick visit, the somewhat confusing layout creates the potential for visitors to miss many of the treasures housed inside.

After waiting in line and passing through security, one enters the museum and is welcomed into the Hall of the Colossus, a magnificent room full of masterpieces. At the center of it is the original plaster cast of Giambologna’s innovative sculpture known as The Rape of the Sabines, which is currently covered by large drapes, as the museum is carrying out renovations.

Surrounding the cast are works by many of the renowned Florentine painters mentioned above. There are labels for every painting in both English and Italian that provide a description of each work. The museum also offers an audio guide in several languages. From this impressive room, many people continue on to the main hallway to see the David.

Unfortunately, most visitors do not notice the Museum of Musical Instruments and miss the charming collection dating back to the 16th century. The instruments come mainly from the Grand Prince Ferdinando de’ Medici. There are about 50 brilliantly crafted instruments, most housed in individual glass cases. There are some descriptive panels, a video offering information about the instruments, and even a little computer station where one can discover more. The one thing lacking is music itself. The rooms seem a bit static. The experience could be greatly enhanced with a little soft background music illustrating the instruments in action.

From the first gallery with the Giambologna, visitors can continue on to the main hall where they will be greeted by the gigantic sculpture looming large at the end of the hallway. As viewers walk down the corridor for a closer look, they will pass Michelangelo’s Prisoners. These four unfinished sculptures offer a one-of-a-kind insight into the mind of the genius that was Michelangelo. The statues provide a glimpse into his thought process and working technique. The Prisoners are an impressive undercard leading up to the main event.

That fact is not lost on the art students who can often be found sitting cross-legged, sketching the powerful figures, but due to lack of quality labeling, the museum fails to communicate their significance to the casual visitor. The importance of the statues should be better highlighted. Of course, even for the most casual visitor, who has no knowledge about David, the museum has created a fantastic space to observe and enjoy the statue.

From the David, the layout of the museum becomes a greater problem. One can enter the room of the 13th and early 14th century and then can go directly into the bookshop. As visitors have already seen the most well-known objects in the museum, and are accustomed to having gift shops located at the conclusion of their visit, there is a risk that they continue straight through to the exit. That would be unfortunate, as they would miss not only a room of works by Giotto and the 19th Century Hall, but also an entire second floor to the museum.

The upper floor of the Accademia houses a modern learning laboratory, complete with interactive tools for visitors to enhance their understanding of the museum’s entire collection. Florentine paintings from the late 14th century, most of them on wood panels, are highlighted by a video recreating the techniques used by the artists. The use of videos can potentially distract and detract from the visitor’s experience; however, they are sporadic enough throughout the museum as not to be intrusive.

Also not to be missed is the assortment of Russian icons, found in the stairwell leading up to the second floor. The icons are a small but significant collection, which speaks to the important heritage of the Lorraine family, as well as the cultural relationship between Russia and the West. The museum displays them rather successfully, in a tasteful way on the walls of the stairwell, though this contributes to their often being overlooked.

The Accademia has much more to offer than its most famous masterpiece. If visitors take time to find their way or return for multiple visits, the museum provides an insightful summary of Florentine art from the late 13th century to the 16th century. It also offers some hidden gems like the musical instruments and the Russian icons. Of course, with so much to see don’t forget David!

 

 

Galleria dell’Accademia

di Brendan Small (Lorenzo de’ Medici)

Situata in Via Ricasoli in un modesto edificio che poco attira l’attenzione, la Galleria dell’Accademia potrebbe facilmente passare inosservata, se non fosse per le grandi folle solitamente in coda che attendono, all’esterno, di vedere una delle sculture più famose del mondo. Certo, il museo ospita il David, capolavoro di Michelangelo, ma ha anche molto altro da offrire. Forse vittima della sua stessa fortuna, esso contiene un grande insieme di oggetti che sono ampiamente trascurati dalla maggior parte dei visitatori. Oltre al David, l’Accademia accoglie un’incredibile varietà di capolavori fiorentini dipinti da artisti come Giotto, Paolo Uccello, Botticelli, Filippo Lippi, Perugino e molti altri ancora, ma in aggiunta a questi sono presenti anche un’interessante collezione di icone russe e una straordinaria raccolta di strumenti musicali. Comunque, mentre il museo ha un percorso adatto a una visita veloce, la sua struttura in qualche modo disorientante fa sì che il visitatore possa perdersi alcuni dei tesori lì ospitati.

Dopo aver aspettato in fila e aver oltrepassato i controlli di sicurezza, si può accedere al museo ed essere accolti nella Sala del Colosso, una stanza magnifica piena di opere d’arte. Al centro di essa si trova un calco in gesso, l’originale della innovativa scultura di Giambologna conosciuta come Il ratto delle Sabine, che al momento è coperto da grandi tessuti perché è in fase di restauro.

Circondano l’opera capolavori di molti dei rinomati pittori fiorentini già menzionati e si trovano, per ogni dipinto, cartellini che ne forniscono descrizioni, sia in inglese che in italiano. Il museo offre audioguide in diverse lingue. Da questa stanza d’effetto molte persone proseguono per il corridoio principale per ammirare il David.

Sfortunatamente, la maggior parte dei visitatori non si accorge del Museo degli Strumenti Musicali e tralascia l’affascinante collezione che comprende addirittura anche oggetti del XVI secolo; i pezzi provengono comunque principalmente dal nucleo del Gran Principe Ferdinando de’ Medici. Sono presenti almeno una cinquantina di strumenti egregiamente e finemente lavorati a mano, perlopiù collocati in singole vetrine, e alcuni pannelli descrittivi, un video che offre informazioni sugli strumenti e infine una piccola postazione interattiva dove chi desidera può saperne di più. L’unica cosa che manca è proprio la musica. La stanza sembra un po’ statica e l’esperienza di visita potrebbe  trarre giovamento da un leggero e soffuso sottofondo musicale volto ad illustrare gli strumenti in azione.

Dalla prima galleria con Giambologna i visitatori possono continuare verso la sala principale, dove saranno accolti dalla gigantesca scultura che incombe in fondo al corridoio: per arrivarvi vicino, però, essi cammineranno accanto ai Prigioni di Michelangelo. Queste quattro statue non-finite offrono una percezione della mente dell’artista unica nel suo genere, diventando un mezzo per intravedere il processo riflessivo e la tecnica scultorea di Michelangelo. I Prigioni sono come un’anticipazione che porta all’evento principale.

Questo concetto non è trascurato da chi studia arte, infatti è facile trovare persone sedute a gambe incrociate e impegnate a fare schizzi delle potenti figure, ma a causa della mancanza di didascalie approfondite il museo non riesce a comunicare il significato delle opere al visitatore occasionale. L’importanza delle statue dovrebbe essere sottolineata meglio: certamente, anche per il visitatore meno informato, che non ha conoscenze neppure sul David, il museo ha creato uno spazio fantastico per osservare e godere della statua.

A questo punto la disposizione delle sale diventa un problema più grande: si può entrare nella stanza del Duecento e del primo Trecento e poi arrivare direttamente al bookshop e, siccome i visitatori hanno già visto i pezzi più famosi del museo e sono abituati a trovare il punto vendita alla conclusione del percorso, c’è il rischio che essi continuino a diritto fino all’uscita. Ciò sarebbe spiacevole perché perderebbero non solo una stanza con le opere di Giotto e il salone dell’Ottocento, ma anche l’intero primo piano del museo.

Il piano superiore dell’Accademia ospita un moderno laboratorio didattico, completo di strumenti interattivi per i visitatori, per aumentare la loro comprensione dell’intera collezione museale. I  dipinti fiorentini dell’ultimo Trecento, perlopiù su tavola, sono evidenziati da un video che ripropone le tecniche usate dagli artisti: l’uso di questi dispositivi potrebbe distrarre e distogliere l’attenzione dell’osservatore, ma sono talmente sporadici per tutto il museo da non diventare invadenti.

Ancora da non perdere è la raccolta di icone russe, collocata lungo una parete della tromba delle scale che porta al primo piano, una collezione piccola ma significativa che testimonia sia l’importante patrimonio dei Lorena sia le relazioni culturali tra la Russia e l’Ovest. Il museo  le espone abbastanza efficacemente e in maniera originale sulle pareti della rampa di scale, anche se ciò contribuisce al loro essere, spesso, trascurate.

L’Accademia ha molto più da offrire del suo più famoso capolavoro. Se i visitatori si prendono del tempo per orientarsi oppure ritornano per ulteriori visite, il museo offre un profondo repertorio dell’arte fiorentina dall’ultimo Duecento fino al Cinquecento, ma anche alcune gioielli nascosti come gli strumenti musicali e le icone russe. Con tutte queste cose da vedere, però, attenzione a non dimenticare il David!