By Mackenzie Constantinou (Lorenzo de’ Medici)
Galleria Poggiali e Forconi.
October 18, 2014- January 20, 2015
The exhibit Luigi Ghirri. L’immagine impossibile is within the Gallery Poggiali and Forconi and is dedicated to the photographic works of Luigi Chirri who is from Scandiamo, a little country in the providence of Reggio Emilia. Luigi Chirri was one of the protagonists of Italian photography.
His works started conceptual and transformed into the representation of independent language. The camera became the instrument for reproducing real space and to exclude, for its nature, the portion of it.
This exhibit stems from the conscious choice of the author, which aspires to capture his photograph and synthesis between time and space. The title of the exhibit seems to refer to his ambition that the artist tries to realize that staring above the imagination of landscapes and architecture that often are in conversation across them. These are a symbol of the natural and the artificial.
The staff, in particular, offers visitors around twenty photographs, which were produced in the late 1970s to the early 1990s and are organized in chronological order and divided into series.
The information on the author and the works are available on labels, which also provide the press release for the works. On these labels the biography and the map with the relative number of the works, the title, year, series it appears in, the materials, and the size. The works can also be found within the catalogue, which is in English and in Italian, and Angela Madesani curated the exhibit.
The first group of works is displayed in the first room of the gallery, which is part of the series Paesaggio Italianoand Still Life. Within these series the photographer looks uncritically which enhances the symbols of Italy within these years. Among these works we find Riccione that represents one of the beach destinations that is preferred within Italy. This beach with the typical cabinets become almost a metaphysical space or Pisa where the tower admired by the couple who are the protagonist of the image of Ghirri who is also depicted as a spectator.
Past the hallway the series of Bologna and Reggio Emilia are displayed. These depict unique shots that represent the interior of the Museum of Astronomy and the Theater Reggiano. This leads into the second group of works, which belong to the series il Giardino di Pozzi depicting Reggio Emilia. This is a city, which is often portrayed and tests the bond of the artist with the homeland. The most important artists are in the garden, which is devoid of human presence, and is the emblematic subject of the art by Ghirri. He writes that “for all the people the garden remains within a vast dictionary of nature, like a secluded place within the city, where a mysterious suspension of time and space mix, a rational organization and free forms”. These photographs become a place suspended in the surreal, and act as a witness to the changes in light and season.
The last two rooms present the photograph series of Ciclo pittorico di Piazza Betlemme that is titled S. Giovanni in Persiceto, which was one of the last works, which was created when the artist was 90 years old.
This Reggiano artist photographs trompe l’oeil paintings of Gino Pellegrini in the Piazza di S. Giovanni in Persiceto. A bicycle leaning against a brick wall, a cat that seems to appear from the windowsill, both allude to the continuous return between reality and fictional central theme. For the artist that choose photographic means to represent reality, that presents a dark porthole of the window, that acts as a symbol for the representation of the target of the camera.
Luigi Ghirri. L’immagine impossibile.
By Carolina Caverni (Università di Firenze)
Galleria Poggiali e Forconi.
18 ottobre 2014 – 20 gennaio 2015
La rassegna Luigi Ghirri. L’immagine impossibile, ospitata dalla Galleria Poggiali e Forconi è interamente dedicata alle opere fotografiche di Luigi Ghirri che , originario di Scandiano, piccolo paese in provincia di Reggio Emilia, è stato uno dei protagonisti della fotografia Italiana.
La sua ricerca si sviluppa a partire dall’arte concettuale e giunge all’elaborazione di un proprio linguaggio indipendente; la macchina fotografica diventa lo strumento per riprodurre lo spazio reale ed escludere, per sua stessa natura, una porzione di esso. Questo procedimento nasce da una scelta conscia dell’autore, il quale aspira a cogliere nelle sue fotografie la sintesi tra tempo e spazio.
Il titolo della mostra sembra rimandare proprio a questa velleità che l’artista tenta di concretizzare fissando soprattutto le immagini di paesaggi e architetture che, spesso in dialogo tra loro, costituiscono anche simboli del naturale e dell’artificiale.
La personale, in particolare, propone al visitatore le fotografie, una ventina circa, eseguite tra la fine degli anni ’70 e l’inizio gli anni ’90 che sono esposte secondo il criterio cronologico e divise per serie.
Le informazioni sull’autore e sulle opere sono disponibili su schede cartacee che riportano il comunicato stampa, la biografia e la mappa con il numero relativo all’opera, il titolo, l’anno, la serie a cui appartiene, la tecnica e le misure è inoltre consultabile il catalogo, sia in inglese che in italiano, curato da Angela Madesani.
Il primo nucleo di scatti, ospitato nelle prime sale della galleria, fa parte delle serie Paesaggio Italiano e Still Life nelle quali il fotografo, con apparente sguardo acritico, esalta i simboli dell’Italia di quegli anni, tra queste opere troviamo Riccione, che rappresenta una delle mete balneari preferite dagli italiani e in cui la spiaggia con le tipiche cabine diviene quasi uno spazio metafisico o Pisa dove la torre ammirata da una coppia è protagonista dello scatto di Ghirri che si pone anch’esso come spettatore.
Superato il corridoio, nel quale sono esposti Bologna e Reggio Emilia, unici scatti che rappresentano degli interni – il Museo di astronomia e il teatro reggiano – si accede al secondo nucleo di opere appartenenti alla serie il Giardino di Pozzi, realizzate a Reggio Emilia, città spesso ritratta e che testimonia il legame dell’artista con la terra natia.
Qui l’attore principale è il giardino che, privo di presenze umane, è un soggetto emblematico dell’arte di Ghirri di cui lui stesso scrive “ Per tutti il giardino rimane come un enorme abbecedario della natura, come il luogo appartato nella città, dove si mescolano in una misteriosa sospensione tempo e spazio, organizzazione razionale e forme libere” e nelle sue fotografie diviene luogo sospeso, surreale quasi, testimone solitario dei cambi di luce e stagione.
Infine, negli ultimi due spazi, la serie di fotografie provenienti da Ciclo pittorico di Piazza Betlemme intitolate S. Giovanni in Persiceto uno degli ultimi lavori realizzato negli anni 90.
Qui l’artista reggiano fotografa i tromphe – d’ oeil dipinti da Gino Pellegrini nella piazza di S. Giovanni in Persiceto; una bicicletta appoggiata alla parete in mattoni, un gatto che sembra affacciarsi dal davanzale tutti elementi che alludono al continuo rimando tra realtà e finzione tema centrale per l’artista che sceglie il mezzo fotografico per rappresentare la realtà, infine l’oblò scuro di una finestra che ripete forse simbolicamente l’obiettivo della macchina.