By Maria Rosa Ventimiglia (University of Florence)
The State Museum of Medieval and Modern art in Arezzo is found inside an old Renaissance building, the Bruno Ciocchi Palace, which is already a monument worth visiting for its rare beauty. The importance of the location, with its noteworthy collection, remains unknown to most, due to its position outside the central circuit of the city’s most famous monuments, as well as to its lack of an official website, which today is quite essential. However, one needs only some preliminary information to reach this place, which, overall, offers a pleasant visit.
The museum holds important works from the city’s religious and civic buildings, perfectly distributed throughout twenty rooms on three floors and displayed chronologically from the Middle Ages to the nineteenth century. From the entrance courtyard, which still preserves its original Renaissance appearance, one can see the first architectural fragments from the Medieval period. The visit continues to the first floor, where important names such as Spinello Aretino, Bartolomeo della Gatta, and Luca Signorelli stand out along with Giorgio Vasari, an esteemed artist from the Arezzo area, to whom several rooms are dedicated. Not coincidentally, his most significant work, The Banquet of Esther and Ahasuerus from 1549, is especially highlighted by its central exposition in a large salon dedicated entirely to it. In addition, one’s enthusiasm is piqued by the many surprises along the way. For example, the wooden panel paintings representing The Virgin Annunciate and St. Francis, from the polyptych of Our Lady of Mercy by Piero della Francesca, are unexpectedly displayed behind anotherOur Lady of Mercy by Parri di Spinelli. The two small wooden panels are presented in an equally small case, perfectly lit and accompanied by thorough panel text that document recent studies on the works. The visit ends on the top floor, which is dedicated to Florentine artists such as Stefano Ussi, Pietro Benvenuti, and Antonio Pulcinelli, all active in Arezzo in the mid-nineteenth century in the creation of portraits commissioned by the upper middle class.
The large number of works exhibited in each room is alleviated by the presence of several benches that, besides providing for long breaks, allow the visitor to contemplate each and every piece of the collection. All of the works are presented very clearly, the chronological timeline is easy to follow, and the panel text – other than giving plenty of information about the time period highlighted in each room – is found in both Italian and English. In addition, the possibility to borrow a mini guidebook with the history of the museum and descriptions of the pieces in the collection makes the visit even more interesting and informative. The only downside of the organization of the complex is the absence of a bookshop where one could purchase the catalogue, rent an audio guide, or simply buy a souvenir.
In conclusion, although it is lesser-known to the public, the museum seems well organized and able to offer its visitors the possibility of enjoying the beauty of the art in peace, a fact which today feels like somewhat of a privilege.
Il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna di Arezzo
di Maria Rosa Ventimiglia (Università di Firenze)
Il museo d’arte Medievale e Moderna di Arezzo è situato all’interno di un antico edificio rinascimentale, il palazzo Bruno Ciocchi, che, per la sua rara bellezza, è già di per sé un monumento da visitare.
L’importanza della sede, con la sua notevole collezione, rimane sconosciuta ai più a causa della sua decentrata posizione rispetto ai monumenti più famosi della città, ma anche per la mancanza di un sito internet ufficiale, che al giorno d’oggi risulta fin troppo essenziale.
Tuttavia, basta un’informazione preventiva per riuscire a raggiungere un luogo che, tutto sommato, offrirà una visita piacevole.
Il museo conserva opere di grande importanza, provenienti da edifici religiosi e civili della città, perfettamente distribuite in venti sale su tre piani, allestite secondo un ordine cronologico che parte dal Medioevo e arriva fino all’Ottocento.
Sin dal cortile d’ingresso, il quale conserva ancora il suo aspetto rinascimentale originario, è possibile vedere i primi frammenti architettonici di epoca medievale.
La visita continua al piano superiore, dove spiccano importanti nomi come Spinello Aretino, Bartolomeo della Gatta, Luca Signorelli e infine Giorgio Vasari, artista di rilievo nell’ambiente aretino, al quale sono dedicati numerosi spazi. Non a caso, la sua opera più importante, La cena di Ester e Assuero, realizzata nel 1549, viene maggiormente esaltata dalla centralità della sua esposizione, all’interno di un salone interamente dedicato ad essa. L’entusiasmo nel proseguire la visita è, inoltre, suscitato dalle numerose sorprese che il museo ci riserva durante il percorso, come le tavole raffiguranti La Vergine Annunciata e San Francesco, provenienti dal Polittico della Misericordia di Piero della Francesca, esposte inaspettatamente dietro una bellissima Madonna della Misericordia di Parri di Spinelli. Le due tavolette sono presentate in una piccola teca, perfettamente illuminata, accompagnata da esaustivi pannelli esplicativi che ne documentano gli ultimi studi.
La visita si conclude all’ultimo piano, dedicato ad alcune personalità artistiche fiorentine, come Stefano Ussi, Pietro Benvenuti e Antonio Pulcinelli, attivi ad Arezzo alla metà dell’Ottocento nella creazione di ritratti commissionati dal ceto borghese medio-alto.
L’elevato numero delle opere esposte in ogni sala viene alleggerito dalla presenza di numerose panche che, oltre a consentire lunghe pause, permettono al visitatore di contemplare ogni singolo particolare della collezione.
Tutte le opere sono presentate con grande chiarezza espositiva, il percorso cronologico si segue facilmente e i pannelli esplicativi, oltre a dare informazioni esaurienti riguardo al periodo dedicato ad ogni sala, si possono trovare sia in lingua italiana che inglese.
Inoltre la possibilità di “prendere in prestito” una mini guida scritta con la storia del museo e la descrizione dei pezzi della collezione rende ancora più interessante e decisamente formativa la visita. Unica nota dolente nell’organizzazione del complesso è l’assenza di un bookshop dove poter acquistare il catalogo, noleggiare un’audioguida o semplicemente comperare dei souvenir.
Concludendo, nonostante la sua scarsa popolarità, il museo appare ben organizzato e in grado di fornire a tutti i visitatori la possibilità di godersi la bellezza dell’arte in assoluta tranquillità, fattore che al giorno d’oggi sembra quasi un privilegio.