The Museo dell’Opera del Duomo

By Nilda Lopez (Lorenzo de’ Medici)

In a city known for its history and majesty, the Duomo, or Santa Maria del Fiore, of Florence stands out in the minds of the Italian and foreigner alike. The Museo dell’Opera del Duomo is a museum dedicated to its collection and history. The current exhibition can be considered a mildly successful presentation of the artifacts contained in the museum’s vast collection. Although filled with magnificent pieces, up to and including the completely renovated Gates of Paradise, the layout of the artwork within the museum structure leaves the casual observer confused and, even more, overwhelmed by each room.

The entrance hall houses busts and marble statues originally intended to be showcased on the façade of the Duomo facing the baptistery’s Gates of Paradise – which are currently located in the center of the rotunda of the bottom floor –and not seen in the round. Still today, they are placed along the walls to echo this. The pieces are presented with a sign meant to describe their purpose; however, they are tucked away and somewhat hidden in corners and may be missed by the casual museum visitor. Farther along in the museum, the Music Room is designed to play religious chants and melodies, though this seems to be forgotten at times and the room is left silent. Choir sectionals, or Cantoria¸ attached to the walls, originally from Santa Maria del Fiore, are meant to tell the visitor that they are in a “music room” without any further information.  The only advantage to the design of the room is the ample seating, in its center, where one may admire the sectionals.

Michelangelo’s Pietà Bandini provides the only example of a semi-ideal presentation of a sculpture in the round.  Placed on a large landing between two floors, it can be seen both from the top and bottom of two separate staircases. The viewer is given the opportunity to see the piece while sitting in this sectioned-off room and appreciate it from all angles by its placement in the middle. In addition, seating is provided in a corner of the room that allows for ideal viewing of the central male figure facing the sitter.

On the first floor, several pieces are scattered throughout the space without any sense of conjunction between rooms – merely that they are all part of the collection. The truly successful display is the silver cross and altar from the Baptistery of San Giovanni seen in the newly renovated rooms, completed within the last decade. The pieces are presented in excellent lighting, with the altar on a raised platform to allow viewing of the inscription on its lower register. The silver altar cross is shown in a way that allows for a detailed observation of the piece within its glass case. The overall design, however, is not ideal. The glass panels allow decent viewing, but the preservation of the pieces behind the glass does not fulfill its potential, as the cases have inadequate control of air traffic.

Overall, the museum attempts to present its collection to its audience, but is lacking in the successful use of renovation in one room and placement exhibition style throughout the current museum setup. What draws the visitor in is the pieces imprisoned in these emotionless cases that inadequately mean to resonate in the casual admirer and devotee alike.

Luckily, the current director of the museum, Monsignor Timothy Verdon, intends to improve the elocution of the present lackluster display with the newly renovated Museo dell’Opera del Duomo, set to open to the public in 2014.  It would not be surprising to report that most visitors are anxiously awaiting the improvements being made in the museum and are excited to see what the Director has envisioned for the new structure. The collection is beautiful and poignant and the museum should be seen by all whom visit Florence; however, one must note the lack of true exhibition strategy in order to optimize the viewer experience in its current design.

 

 

Il Museo dell’Opera del Duomo

di Nilda Lopez (Lorenzo de’ Medici)

In una città come Firenze, conosciuta per la sua storia e la sua maestà, Santa Maria del Fiore rimane ben impressa nella mente di italiani e stranieri, e il Museo dell’Opera del Duomo è dedicato proprio alle sue collezioni e vicende storiche. L’attuale esposizione può essere considerata una presentazione moderatamente riuscita dei reperti artistici che fanno parte della grande raccolta del museo: sebbene questa sia piena di pezzi magnifici, fino ad includere la Porta del Paradiso completamente restaurata, l’allestimento all’interno della struttura museale lascia il visitatore occasionale confuso, se non addirittura sopraffatto da ogni stanza.

La hall di ingresso ospita busti e statue di marmo che originariamente erano collocati sulla facciata del Duomo a fronteggiare la Porta del Paradiso del battistero – adesso esposta al centro della rotonda del piano inferiore – perciò non dovevano essere osservati a tutto tondo. Ancora oggi, questi sono posti lungo le pareti per riecheggiare tale situazione, presentati da una indicazione che vuole descrivere la loro funzione, ma comunque restano in disparte e in qualche modo nascosti in angoli e possono essere facilmente trascurati dal visitatore. Ancora oltre, nel museo, la Sala della Musica dovrebbe proporre canti e melodie religiose, ma ciò sembra essere talvolta dimenticato e la stanza rimane silente; le due Cantorie alle pareti, provenienti da Santa Maria del Fiore, vorrebbero con la loro presenza spiegare ai visitatori che si trovano in una sala dedicata alla musica, ma senza alcuna ulteriore informazione. L’unico vantaggio di questo ambiente è la grande panchina al centro su cui è possibile sedersi e ammirare così, comodamente, gli spazi destinati ai coristi.

La Pietà Bandini di Michelangelo costituisce l’unico esempio di una presentazione quasi ideale di una scultura a tutto tondo. Collocata a metà di una rampa di scale tra due piani, può essere vista sia dalla cima che dal fondo dei gradini, dando così l’opportunità al visitatore di osservare il pezzo mentre siede in questa zona e di apprezzarla da tutte le angolazioni dato il posizionamento della statua al centro. In aggiunta, i posti a sedere sono piazzati in un angolo ideale perché chi osserva possa trovarsi davanti alla figura maschile centrale.

Al piano superiore diverse opere sono disseminate nello spazio senza alcun senso di congiunzione tra le stanze, tranne il fatto che appartengono alla stessa collezione. La parte di allestimento più riuscita è quella nelle nuove stanze restaurate, completate nell’ultimo decennio, che riguarda la croce e l’altare argentei del Tesoro del Battistero di San Giovanni. I pezzi sono presentati da un’illuminazione eccellente, con l’altare posto su un basamento rialzato che consente la lettura delle iscrizioni sul suo registro inferiore, mentre la croce è collocata all’interno della sua vetrina in modo da permettere una osservazione molto dettagliata. L’esposizione generale degli oggetti non è, comunque, ideale. Le teche non hanno adeguato controllo del passaggio di aria al loro interno, lasciano intravedere le opere ma si intuisce che la loro conservazione dietro il vetro non realizza a pieno il loro potenziale.

Complessivamente il museo cerca di presentare le proprie collezioni al suo pubblico, ma rimane carente di efficaci misure di rinnovamento in una stanza (quella sopra descritta) e dal punto di vista dello stile espositivo lungo tutto il percorso. Ciò che cattura l’attenzione del visitatore sono i pezzi che si trovano come imprigionati in quelle teche inanimate, le quali inadeguatamente vorrebbero risuonare sia nell’ammiratore occasionale che nel devoto.

Fortunatamente, l’attuale direttore del museo, Monsignor Timothy Verdon, intende migliorare la capacità di elocuzione del presente, lacunoso, allestimento con il rinnovato Museo dell’Opera del Duomo la cui apertura al pubblico è prevista per il 2014. Non sarebbe sorprendente riscontrare che molti visitatori stanno aspettando ansiosamente le migliorie e che sono curiosi di vedere che cosa il direttore abbia previsto per la nuova struttura. La collezione è magnifica e significativa, e il museo dovrebbe essere visto da chiunque visiti Firenze; comunque bisogna constatare  la mancanza di una vera strategia museale, nel suo attuale design, che possa ottimizzare l’esperienza dell’osservatore.