By Valentina Rubechini (University of Florence)
The Museum of the Cenacolo of Andrea del Sarto is housed in the quarters which were part of the Vallumbrosan convent of San Michele in San Salvi. It consists of five rooms with a thematic organization displaying mainly sixteenth-century works that are all related to Andrea del Sarto. Even though Andrea del Sarto’s fresco is a jewel from the mature Florentine Renaissance, this place unfortunately seems to be snubbed by tourists and Florentines – and this is with no apparent reason, except perhaps the lack of advertising by tour guides and tourism websites. Nevertheless, this museum has much to be proud of, both on a museological and a museographic level.
Entrance is free and the museum is fully accessible for the disabled, thanks to ramps connecting the rooms. Though it is outside the center, it is easily reachable by two bus lines from Piazza San Marco in less than 20 minutes. The only downside is that it is only open in the mornings, though with long hours (8:15 am to 1:50 pm), the compensation being that, except for Mondays, the cenacolo is open every day, so as to also allow those who work full-time to visit on the weekends.
What makes this particularly fascinating is that, just like all of the Florentine cenacoli, the visitor has the opportunity to see del Sarto’s great fresco in the place that it was created for: the large refectory. The museum has been created around this magnificent work and collects paintings by artists lesser-known to the general public. For this reason, the visit is an extraordinary chance for cultural growth. The entrance is a long gallery that houses altarpieces from several churches throughout the city. They were acquired by the State during the suppression of monasteries and convents, which took place in the post-unification period (1866) and also during the Lorraine (1785) and Napoleonic (1810) periods. The rooms that contain the collection are also historically interesting, as they still retain some sixteenth-century architectural elements. This is the case in both the “Lavabo Room” preceding the refectory, where the ancient wash basin is visible, and in the adjacent kitchen where one may admire the large hood under which the monks used to cook and which now spectacularly frames a painting by Franciabigio.
At the entrance, the visitor is invited to sign the guestbook—a desolate blank page—and is given a pamphlet with colored images and paragraphs explaining the history of the museum, the collection, the fresco technique, the cenacolo, and a short biography of Andrea del Sarto. In addition to this preliminary information, throughout the museum one finds explanatory panels, in Italian and English, that are well articulated and extensive. For example, in the room that houses the fragments of the disassembled funerary monument of San Giovanni Gualberto, a work by the sculptor Benedetto da Rovezzano, there are two panels through which the visitor may become acquainted with the provenance of the marble pieces and the life of the artist. Every room provides sufficient explanations, not only about the criteria for assembling certain works in a space, but also about the stylistic characteristics of the works themselves. The lighting is generally rather good: the spotlights are directed at the ceiling to create softer light, while the windows are shaded with white curtains. The labels indicate, when known, the provenance of the painting and the inventory number. The precision of the museological and museographic layout is well underlined by the presence – in the large refectory where one finds Andrea del Sarto’s fresco – of the facsimiles of the drawings boasting the artist’s figure studies for the Last Supper, the originals of which are currently in the Department of Prints and Drawings of the Uffizi. In this same room there are tactile reproductions of some masterpieces from the Uffizi (the Madonna of the Goldfinch by Raphael,Federico of Montefeltro by Piero della Francesca, Portrait of a Man with a Medal by Sandro Botticelli, the portraits of Bia dei Medici and Giovanni dei Medici by Agnolo Bronzino, and the Portrait of Cosimo the Elder by Pontormo). These are created for the blind and the texts that accompany them are also written in Braille. Given the particular purpose of this display, it is important to highlight the accuracy of the labels, with brief paragraphs on the life of the artist and the history and description of the work, allowing the blind visitor to have a rather precise idea of the painting. As in the other museums of the Polo Museale of Florence, here too, didactic programs are available for school children and teenagers.
One may often complain about the lack of State administration in the management of cultural heritage, but, in this case, on the contrary, it is necessary to acknowledge those who wanted, displayed, and now continue to maintain this museum and to solicit greater participation by the public that often ignores the existence of this place.
For more information, see the Polo Museale website: http://www.polomuseale.firenze.it/en/musei/?m=andreasarto
Il Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto
di Valentina Rubechini (Università di Firenze)
Il Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto è ospitato nei locali che fecero parte del convento vallombrosano di San Michele in San Salvi. Si articola in cinque ambienti che ospitano principalmente opere cinquecentesche, o comunque in rapporto con Andrea del Sarto, ordinate con un criterio tematico.
Per quanto l’affresco di Andrea del Sarto sia un gioiello del maturo rinascimento fiorentino, sfortunatamente questo luogo appare snobbato da turisti e fiorentini e ciò senza una ragione apparente, se non forse quella di non essere sufficientemente pubblicizzato dalle guide e dai siti specializzati in turismo. Eppure questo museo ha poco da rimproverarsi sia sul piano museologico che museografico.
L’ingresso è gratuito, il museo è interamente visitabile dai disabili per la presenza di pedane che collegano le sale e, sebbene fuori dal centro, è perfettamente raggiungibile con due linee di autobus dalla centralissima piazza San Marco in non più di venti minuti. L’unica pecca è la sola apertura mattutina, con orario tuttavia piuttosto ampio (8:15-13:50), che viene però compensata dal fatto che, ad eccezione del lunedì, il cenacolo è aperto tutti i giorni, consentendo anche a chi lavora la visita nel fine settimana.
L’aspetto che rende particolarmente affascinante questo, come tutti i cenacoli fiorentini, è il fatto che il visitatore abbia l’opportunità di vedere il grande affresco sartesco ancora nel luogo per cui fu creato: il grande refettorio. Intorno a quest’opera magnifica è venuto creandosi un museo che raccoglie dipinti di autori talvolta meno noti al grande pubblico, ed è per questo che la visita costituisce una straordinaria occasione di accrescimento culturale. La sala d’ingresso è una lunga galleria che ospita pale d’altare provenienti da numerose chiese cittadine, entrate nel patrimonio dello Stato in seguito alla soppressione di monasteri e conventi in epoca immediatamente post-unitaria (1866), ma anche delle due precedenti di età lorenese (1785) e napoleonica (1810). Gli ambienti che ospitano la collezione rivestono un interesse anche dal punto di vista storico, dal momento che vi si conservano ancora alcuni elementi architettonici cinquecenteschi; è questo il caso della Sala del Lavabo, antistante al refettorio, dove è visibile appunto l’antico lavabo, o l’adiacente Sala della Cucina, dove si può ammirare la grande cappa sotto la quale i monaci cucinavano e che adesso funge da spettacolare inquadratura a un dipinto di Franciabigio.
All’ingresso, il visitatore è invitato a firmare il registro delle presenze, una pagina desolatamente bianca, e viene fornito di un depliant con immagini a colori e diviso in paragrafi dove sono spiegati la storia del museo, la collezione, la tecnica dell’affresco e il cenacolo, oltre a una breve biografia di Andrea del Sarto. Oltre a queste preliminari informazioni, lungo il percorso si trovano pannelli esplicativi, in italiano e in inglese, ben articolati ed esaustivi, come ad esempio nella sala che ospita i frammenti dello smembrato monumento funebre di San Giovanni Gualberto, opera dello scultore Benedetto da Rovezzano: grazie a due pannelli il visitatore viene a conoscenza della storia collezionistica dei pezzi marmorei e della biografia dell’artista. Tutte le stanze presentano esaurienti spiegazioni, non solo sul criterio che ha portato a riunire in un ambiente determinate opere, ma anche sulle caratteristiche stilistiche delle medesime opere.
L’illuminazione generalmente è piuttosto buona: i faretti proiettati verso il soffitto rendono la luce soffusa, mentre le finestre sono schermate con tende bianche. I cartellini delle opere indicano sempre, quando conosciuta, la provenienza del dipinto e il numero d’inventario.
L’accuratezza dell’allestimento museologico-museografico è ben sottolineata dalla presenza, nella grande sala dell’ex refettorio dove si trova l’affresco di Andrea del Sarto, dei fac-simile dei disegni, i cui originali sono attualmente al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, con gli studi dell’artista per le figure dell’Ultima cena. In questa stessa sala si trovano anche riproduzioni tattili di alcuni capolavori degli Uffizi (la Madonna col Cardellino di Raffaello, Federico da Montefeltro di Piero della Francesca, Ritratto di uomo con una medaglia di Botticelli, i ritratti di Bia dei Medici e Giovannino dei Medici di Bronzino, il Ritratto di Cosimo il Vecchio di Pontormo); sono pensate per i non vedenti e infatti le didascalie che le accompagnano sono scritte anche in braille. Data la particolare destinazione di questo allestimento, ancora più che negli altri casi, fa piacere sottolineare l’accuratezza dei cartellini che recano brevi paragrafi con la biografia dell’autore del quadro, la storia dell’opera e la sua descrizione dettagliata, permettendo così al visitatore non vedente di avere un’idea piuttosto precisa del dipinto. Come per gli altri musei afferenti al Polo museale fiorentino, anche per questo sono disponibili percorsi didattici per i bambini e i ragazzi delle scuole.
Spesso ci si lamenta delle carenze dell’amministrazione statale nella gestione del patrimonio culturale ma in questo caso, al contrario, occorre spezzare una lancia in favore di chi ha voluto, allestito e di chi adesso continua a mantenere questo museo e rivolgere invece un sollecito a una maggiore partecipazione del pubblico, spesso ignaro dell’esistenza di questo luogo.
Per maggiori informazioni consultare il sito del Polo museale fiorentino: http://www.polomuseale.firenze.it/musei/?m=andreasarto