By Maria Rosa Ventimiglia (University of Florence)
The Museo degli Argenti is found in the architectural complex of the Pitti Palace and getting to it is as easy as one simply turning the corner after having entered the Ammannati courtyard. Also home to the Medici Treasury, the museum contains the collection of the Medici family’s precious objects spanning three centuries, from the 15th to the 17th centuries, particularly including invaluable pieces of jewelry such as silver, jewels, cameos, and ivories. Florence is also rich in the so-called “minor arts,” though they are frequently given less attention. Even if the city boasts a vast and unique assortment, these are set aside in favor of more famous and wider publicized collections.
Although not giving importance to the “minor arts” is a rather widespread activity, Florence, and particularly the Pitti Palace, do not show much of an interest in advertising this grand artistic heritage. Interestingly, this is the case even in the presence of secular jewelry near the Ponte Vecchio, a popular destination for travelers from all over the world. Considering this, it is the opportune location to place signs that clearly indicate the bridge’s vicinity to the museum and to entice people to continue on this path of luxury.
Speaking of paths, one could say that there is no real path in the Museo degli Argenti. The visitor here finds him or herself disoriented in the presence of numerous rooms, often disjointed, following a thematic organization. In addition, the absence of a guidebook does not allow one to proceed in an informed way through the building and a distracted guest risks missing some areas or even the Mezzanine, to which one may enter by stairs so small as to be confusing. But, first things first.
This wing of the Palace, which was the summer residence of the Medici family, is completely decorated with splendid 17th century frescoes that clearly predominate the collection. It is not by chance that the greater part of the explanative labels are dedicated to the frescoes and the texts are, only in this case, clear, extensive, and even translated into English. When, on the other hand, one pays attention to the many objects in the cases, it is evident that none of these are particularly distinguished or highlighted by special labels—not even one of the most beautiful items in the collection, featured in the museum’s advertisements: the lapis lazuli vase with an enameled gold setting by Jacques Bylivert from 1583. Visiting the museum for the first time, one may expect to find this precious Medici object in its own case, perhaps placed in the center of a room dedicated specifically to it. Sadly, no. It is found, without emphasis, together with several other handmade works. The same problem occurs on the Mezzanine. Here too, the visitor is forced to admire the Ex-voto of Cosimo II de’ Medici, a priceless mosaic relief, without proper lighting, much less any labels indicating its importance. The only way to identify it is by referring to the general text panel vaguely describing the works as a whole, but only in Italian.
One may breathe a sigh of relief upon entering the jewelry room, the only room organized perfectly, with well-lit cases accentuating the beauty of these prized pieces, such as the Diadem of Maison Cartier from 1900, made of platinum, diamonds, and amethysts. Here, one finds quite precise and thorough labels: each panel has a “legend” with an illustration of each jewel’s exact position and a corresponding number with a description.
Finally, though the museum houses a substantial collection, it provides only two seating areas, one in the beginning and one on the Mezzanine, both of which offer a less than ideal view of the works. In contrast to the other spaces of the Pitti Palace, the Museo degli Argenti does not have a bookshop inside of it; instead, in another room outside of the museum, one may find a “mini guide” for purchase, as well as the catalogue of the collection. Furthermore, it is not possible to rent an audio guide.
In conclusion, one cannot ignore the beauty of the contents of this museum or overlook the historical importance of the building in which it is located. Therefore, more care should be taken in making the public aware of this type of collection that, as of today, remains somewhat unknown.
For more information, see the museum’s website:
www.polomuseale.firenze.it/en/musei/argenti
Il Museo degli Argenti
di Maria Rosa Ventimiglia (Università di Firenze)
Il Museo degli Argenti viene ospitato nel complesso architettonico di Palazzo Pitti e accedervi è semplicissimo dato che basta “girare l’angolo” una volta entrati all’interno del cortile ammannatiano. Contenente anche il Tesoro dei Medici, il museo raccoglie la collezione di oggetti preziosi della famiglia Medici raggiunta in tre secoli di storia, dal Quattrocento al Settecento, includendo soprattutto pezzi di oreficeria di inestimabile valore storico-artistico come argenteria, gioielli, cammei e avori. Firenze è ricca anche dal punto di vista delle cosiddette “arti minori’’, ma ad esse viene data un’attenzione ancora ridotta. Nonostante la città vanti una raccolta vastissima e unica, questa viene messa da parte a favore di collezioni più famose e sicuramente più pubblicizzate.
Sebbene non dare importanza alle “arti minori” sia un atteggiamento piuttosto diffuso, Firenze, e ancor più palazzo Pitti, non mostrano alcun interesse nel pubblicizzare questo grande patrimonio artistico. E ciò accade nonostante la presenza di secolari gioiellerie sul vicino Ponte Vecchio, meta ambita dai viaggiatori di tutto il mondo. Considerando ciò, sarebbe pertanto opportuno collocare delle indicazioni che informino chiaramente della vicinanza al museo, e magari invoglino chiunque ad allungare questo lussuosissimo percorso.
A proposito di percorsi, non si può dire che ve ne sia uno al Museo degli Argenti. Il visitatore, qui, si trova disorientato dalla presenza di numerose sale spesso non comunicanti tra loro, che seguono un ordinamento tematico. Inoltre l’assenza di una brochure non permette di girare in maniera consapevole all’interno dell’edificio, e l’ospite distratto rischia di perdersi alcuni ambienti o addirittura anche il Mezzanino, al quale si può accedere tramite scale così piccole da destare un po’ di perplessità. Ma andiamo per ordine.
L’ala del palazzo, residenza estiva della famiglia Medici, è interamente decorata con splendidi affreschi del Seicento che però prevalgono nettamente sulla collezione. Non a caso è dedicata agli affreschi la maggior parte dei cartelli esplicativi, che solo nei loro confronti diventano chiari, esaustivi e soprattutto tradotti in inglese. Quando, invece, si fa attenzione ai numerosi oggetti all’interno delle teche notiamo che nessuno di questi viene chiaramente distinto ed evidenziato da didascalie, nemmeno uno degli oggetti più belli della collezione, presentato anche nel manifesto pubblicitario del museo: il vaso in lapislazzuli le cui montature in oro furono realizzate da Jaques Bylivert nel 1583. Visitando il museo per la prima volta ci si aspetta di incontrare questo pregiato oggetto della produzione medicea in una singola vetrina, magari posta al centro di una sala interamente dedicata a lui. E invece no. Lo troviamo non specificato insieme ad altri numerosi manufatti. Lo stesso problema si verifica nel Mezzanino. Anche qui, il visitatore ha modo di ammirare il preziosissimo rilievo con l’ex voto di Cosimo II senza una minima illuminazione e tanto meno senza nessuna didascalia che ne indichi l’importanza. L’unico modo per identificarlo è ricorrere al cartello esplicativo che presenta in maniera non del tutto chiara la totalità delle opere nella sala, ma solamente in italiano.
Un respiro di sollievo si tira comunque nella sala dei gioielli, l’unica ordinata in maniera perfetta, con teche ben illuminate che fanno risaltare tutta la bellezza di pezzi dal valore inestimabile come il Diadema di Cartier del 1900 in platino, brillanti e ametiste. Qui, troviamo delle didascalie molto precise e esaustive: in tutti i cartellini è possibile vedere un grafico che riproduce l’esatta posizione dei gioielli ai quali viene associato un numero. E ad ogni numero corrisponde la descrizione dell’oggetto di riferimento.
Infine, sebbene il museo ospiti una consistente collezione, esso presenta soltanto due panchine, una all’inizio del percorso e una nel Mezzanino, sedute che però non sono in grado di offrire una veduta d’insieme delle opere ottimale. A differenza degli altri ambienti di Palazzo Pitti, poi, il Museo degli Argenti non prevede un bookshop al suo interno, bensì in un’altra stanza, separata, al di fuori di esso, dove si possono trovare una “mini guida’’ a pagamento ed il catalogo della raccolta. Inoltre non è inclusa la possibilità di noleggiare un’audio guida.
Concludendo, non si può negare la bellezza del contenuto del museo e nemmeno sorvolare sull’importanza storica dell’edificio in cui esso è collocato. Quindi bisognerebbe avere più cura nel sensibilizzare il pubblico verso questo genere di collezione che, ad oggi, rimane ai più sconosciuta.
Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito internet:
www.polomuseale.firenze.it/musei/argenti