The Antonio Manzi Museum: the Room of Marble Sculpture

by Alessandra Sernissi (University of Florence)

The Antonio Manzi museum, housed in the beautiful setting of Villa Rucellai, was born in 2007 thanks to a donation from the artist of the Community of the city of Campi Bisenzio, not native but adopted, at which is strongly linked at this point for decades. The collection on display is comprised of 111 works of various types including sculpture in marble and in bronze, drawings, ceramics, and frescoes. Thanks to this significant grant by the master, the Campigiana community can finally enjoy a museum space dedicated to contemporary art. The latter, with the passage of time, is becoming an increasingly important gathering point, not only for the citizens of Campi   but also for tourists and foreign visitors.

The layout of the museum, designed personally by Manzi, (Montella, Avellino March 15, 1953) for the occasion becoming artist-curator, shows how the master is also in the forefront of the field of museography, in fact, in general, since the last decades of the last century, it is preferable that the artist directs the arrangement of the museum to better be convey to the public, through the commissioning of the works on display, his artistic ideals.

Beginning from the section dedicated to drawing, it is shown how the artistic language of the master evolved with great expressive force in relation to the materials utilized. The culmination of this journey of artistic growth is represented in the room of marble sculpture, infact, the marble embodies from ancient times, the material more difficult work with. This section consists of sixteen works, of which seven are round in homage to ancient Renaissance traditions; two are engraved plates that are reminiscent of the first works of Manzi achieved on marble tables; another two are large vases carved on the front and on the back; while the remaining five sculptures representing human and animal subjects were made with the classic technique “to raise”.

Usually thinking of sculpture in marble, one would expect monumental complexes, but instead the works one display at the Campigiano museum are of fairly reduced dimensions. Nevertheless, the monumentality is transmitted to the visitor through the subjects represented that recall the various aspects of love relationships, the antimonies between life and death and Christian Catholic themes such as original sin and the Nativity of Jesus. Through all of these sculptures it is possible to understand and interpret the very close link that unites Manzi to the classical. He recovers themes and modes of sculpture characteristic of the past and then reinterprets them in a modern way.

An outstanding example of this type of operation is found in the work Unity of Love. This sculpture, created in the form of an ancient fifteenth-century round, rediscovers in a modern light the union between two people. In the course of the Renaissance in fact, the rounds were donated to young newlyweds as a blessing for their marriage, and the subjects represented were usually liturgical. Today Manzi regains the form of support, but puts at the center of the work those who at one time were addressed to With the round representing The Nativity instead recaptures in full the style devoted to fifteenth-century Renaissance.

In the last room it is necessary to describe the sculpture technique of the master. When it comes to individual statutes like The Dream or The Blue Cat, Manzi utilizes a very interesting contrast. The figures are highly polished to become almost transparent while the base shows marks of the chisel, probably to show the public the infinite possibilities of material processing, and above all how a rough marble block can result in a work of exceptional finesse. When sculpting the rounds, or works that assume a supporting part, the artist uses a technique found almost imperceptible as though the characters represented had yet to break away completely from the material that contained them. To fully understand the artistic work of Antonio Manzi however, a general and thorough visit to the museum is necessary.

 

Museo Antonio Manzi: la sala delle sculture marmoree

di Alessandra Sernissi (Università di Firenze)

Il museo Antonio Manzi, ospitato nella bella cornice di Villa Rucellai, è nato nel 2007 grazie ad una donazione fatta dall’ artista al Comune di Campi Bisenzio città, non natale ma adottiva, a cui è fortemente legato ormai da decenni. La collezione esposta conta di ben 111 opere di vario tipo tra cui sculture in marmo e in bronzo, disegni, ceramiche ed affreschi. Grazie a questa cospicua concessione del maestro, la comunità campigiana può finalmente godere di uno spazio museale dedicato all’ arte contemporanea. Quest’ultimo, con il passare del tempo, sta diventando sempre più un importante punto di aggregazione, non solo per i cittadini campigiani ma anche per turisti e visitatori stranieri.

L’allestimento del museo, ideato personalmente da Manzi, (Montella, Avellino 15 Marzo 1953) divenuto per l’occasione artista curatore, indica come il maestro sia all’avanguardia anche nell’ambito della museografia, infatti in generale, a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, è preferibile che sia l’artista stesso a dirigere l’allestimento del proprio museo per poter meglio trasmettere al pubblico, tramite la messa in mostra delle opere, i suoi ideali artistici.

A partire dalla sezione dedicata ai disegni, si evince come il linguaggio artistico del maestro si sia evoluto con grande forza espressiva in rapporto ai materiali utilizzati.  Il culmine di questo percorso di crescita artistica è rappresentato dalla sala delle sculture marmoree, in quanto il marmo incarna fin dai tempi antichi il materiale di più difficile lavorazione. Questa sezione conta sedici opere di cui sette sono tondi in omaggio all’antica tradizione rinascimentale, due sono lastre incise che ricordano i primi lavori di Manzi realizzati sui tavoli di marmo, ulteriori due sono dei grandi vasi scolpiti sul recto e sul verso, mentre le restanti cinque sculture rappresentano soggetti umani e animali realizzati con la classica tecnica “ a levare”. Solitamente pensando a sculture in marmo ci si aspetterebbero complessi monumentali, invece le opere esposte al museo campigiano sono di dimensioni abbastanza ridotte. Nonostante ciò la monumentalità è trasmessa al visitatore attraverso i soggetti rappresentati che richiamano i vari aspetti del rapporto amoroso, le antinomie fra la vita e la morte e temi cristiano cattolici, come il peccato originale e la Natività di Gesù.  Attraverso tutte queste sculture è possibile capire e interpretare il legame molto stretto che unisce Manzi alla classicità. Egli recupera temi e modi di scolpire caratteristici del passato ed in seguito li reinterpreta in chiave moderna. Un’ esempio lampante di questo tipo di operazione è riscontrabile nell’opera “Uniti nell’ amore”. Questa scultura, creata in forma di antico tondo quattrocentesco, riscopre in chiave moderna l’unione tra due persone. Nel corso del Rinascimento infatti, i tondi venivano donati ai giovani sposi come benedizione per il loro matrimonio ed i soggetti rappresentati erano solitamente liturgici. Oggi Manzi riacquisisce la forma del supporto ma mette al centro dell’opera quelli che un tempo erano i destinatari di quest’ultima. Con il tondo rappresentante la “Natività” invece  riprende in pieno lo stile devoto quattrocentesco- rinascimentale. In ultima istanza è necessario descrivere la tecnica scultorea del maestro. Quando si tratta di singole statue come “Il Sogno” oppure “il Gatto blu”, Manzi utilizza un contrasto molto interessante. Le figure sono levigatissime quasi trasparenti mentre la base riporta i segni dello scalpello, probabilmente per mostrare al pubblico le infinite possibilità di lavorazione della materia e soprattutto come da un grezzo blocco marmoreo possa scaturire un opera di eccezionale finezza. Quando scolpisce i tondi, oppure opere che presumono un supporto a parte, l’artista usa una tecnica a rilevo quasi impercettibile come se i personaggi rappresentati dovessero ancora staccarsi totalmente dalla materia che li contiene.

Per comprendere a pieno l’attività artistica di Antonio Manzi è comunque necessaria una visita generale e approfondita del museo.