Silvia Zanella (University of Florence)
From the 15th of July to the 3rd of November 2013 there is an exhibition dedicated to the photography by Steve McCurry in the Complesso Monumetale di Santa Maria della Scala in Siena.
The Title – “A Journey About Man” – Is a perfect summery of the work by this artist. The journey has three aspects: one part is the experience of the photographer around the world, another aspect is the audience experience, and the final aspect is what is illustrated in the photographs themselves. To explain the experience that is behind the photographs, the viewers are given headphones where the photographer himself speaks about the emotions that he felt while taking the images and attempts explain what the contents of the image. The viewer can choose which story they want to hear; this way the viewer creates their own personal path through the exhibition. There are 230 images represented by the contemporary photographer who initially became famous with the photograph of the Afghani woman with green eyes who is the symbol of the upsetting conflict in the 1980’s and was published on the cover of National Geographic.
The location of the exhibition is interesting because it is beneath the Complesso Monumentale, among Etruscan and Roman findings. The pathway winds among the museum rooms and the temporary exhibition intertwines with the permanent collections without interruption. The light is soft and warm, and the space is narrow and long, together they stimulate the curiosity towards the portraits and the landscapes. With this photographic selection, the curator, Peter Bottazzi, wanted to communicate his personal interpretation of the work of the artist, and organized the rooms thematically. The rooms illustrate different aspects of humanity and are communicated through different arrangements according to the expressed feelings: Discovery, Dizziness, Poetry, Astonishment, and Memory. The rooms are not meant to be overwhelming, but want to raise, to move, to provoke thoughts, sensations, and fears. The viewer has the impression that all of these feelings are proposed and not imposed.
The first room, Discovery, presents photographs of the fore ground in sharp focus and the back ground out of focus which leads the viewers to lose themselves in the eyes of the person who is portrayed. After being immersed in their eyes, you gradually begin to realize the rest of the world within the image. The works are hung on the front and back of black translucent curtains that are hung from the ceiling, creating a zig zag pattern because they are alternately on the left and right side of the corridor. The only problem is that the exhibit labels are hung from the ceiling side by side and are placed above the two images that are back to back. It causes confusion for the viewer, because it is unclear which image corresponds to the labels. The second room, Dizziness, is presented in an oval construction in wood, and the floor is covered in mirrors. The images are hung on the ceiling and overlook the viewers who are surrounded with images of death, suicide, war, and burning oil wells. You immediately perceive discomfort. To alleviate the discomfort, you move into the next room, Poetry, conceived like a cloud in the shape of a polygon, and on the polygon faces images are attached that represent happiness within everyday life throughout different parts of the world. The pathway continues into two alternate corridors with the photographs hung at eye level on a wooden beam that juts from the wall and is next to the Etruscan funerary urns. Next is the room called Astonishment, within the room is a pyramid and inside the pyramid the photographs are hung, and they represent the innocence of children and joy of a smile. Finally, you climb stairs to enter the courtyard of the Complesso di Santa Maria della Scala, and the pavement has been covered with a khaki colored tapestry. The impression is of being in a canvas tent and it corresponds with a video about the story of finding, after 17 years, Sharbat Gula, the afghani woman who made Steve McCurry famous. This is the room of Memory.
The exhibition is able to make the images speak through the various designs and the careful choice of images selected by the curator Peter Bottazzi. He gives one possible interpretation of the work of the photographer. The choice of lighting and location for the exhibition is very striking. Perhaps though, the price of the ticket is a bit excessive.
For more information visit the site http://www.stevemccurrysiena.it
Steve McCurry. Viaggio intorno all’uomo
Di Silvia Zanella (Università di Firenze)
Dal 15 Giugno al 3 Novembre 2013 si tiene presso il Complesso Monumentale di Santa Maria della Scala a Siena, la mostra dedicata al fotografo Steve McCurry.
Il titolo – “Viaggio intorno all’uomo” – è una perfetta sintesi dell’attività di questo artista. Il viaggio è triplice: quello del fotografo che si sposta per il mondo, quello che noi spettatori viviamo virtualmente grazie ai suoi scatti, ma anche quello che ogni fotografia ci illustra. Proprio per dar voce alle esperienze, alle storie e ai sentimenti celati dietro ogni immagine, al visitatore viene consegnata un’audioguida che permette di ascoltare, direttamente dalla voce dell’autore, ciò che egli ha provato nel momento dello scatto e quello che ha voluto esprimere con esso. Ovviamente ciascuno sceglie quali storie ascoltare, ed in questo modo si crea un percorso personale.
Duecentotrenta scatti riassumono la carriera di questo fotografo contemporaneo divenuto famoso per l’immagine della ragazza afgana dagli occhi verdi che divenne il simbolo del conflitto che sconvolse il paese negli anni ’80, e venne pubblicata sulla copertina del National Geographic.
Interessante la location della mostra allestita nei locali ipogei del complesso monumentale, tra reperti etruschi e romani. Il percorso si snoda tra le stanze del museo e si affianca ad esse senza la pretesa di imporsi. La luce soffusa e calda, insieme a spazi stretti e lunghi, stimolano la curiosità verso i volti ed i luoghi ritratti. Il curatore, Peter Bottazzi, propone una lettura personale del lavoro dell’artista attraverso una selezione di fotografie, concependo il percorso per camere tematiche. Esse illustrano alcune sfaccettature dell’ “universo uomo” che vengono comunicate mediante allestimenti diversi a seconda del tipo di sentimento espresso: la Scoperta, la Vertigine, la Poesia, lo Stupore, la Memoria. Come gli stati d’animo, queste camere non pretendono di essere esaustive, ma di suscitare, muovere, innescare pensieri, sensazioni, paure. L’impressione è sempre quella della proposta e non dell’imposizione.
La prima camera, la “Scoperta”, presenta fotografie di primi piani con sfondi sfuocati che portano a perdersi negli occhi delle persone ritratte, poi man mano si percepiscono figure ed animali come se dopo un’immersione tornassimo gradualmente a ricomprendere anche il resto del mondo.
Le opere sono appese sul fronte e sul retro di teli neri semitrasparenti che pendono dal soffitto creando uno slalom poiché si trovano alternativamente sul lato destro e sinistro di un corridoio. Unico difetto sono i cartellini che presentano le didascalie affiancate delle due fotografie appese a ogni telo. Quando quest’ultimi si muovono, a causa dello spostamento d’aria, non permettono al visitatore di capire se l’informazione sia riferita alla foto del recto o del verso, creando confusione.
La seconda, la “Vertigine”, presenta una costruzione ellittica in legno con alla base degli specchi. Le fotografie appese in alto ci sovrastano e ci circondano con immagini di morte, suicidio, guerra, pozzi petroliferi incendiati. Subito si percepisce malessere. Esso viene mitigato dalla camera successiva, la “Poesia”, concepita come una nuvola costituita da tanti poligoni sulle cui facce sono incastonate fotografie di serena vita quotidiana nelle più svariate parti del mondo. Il percorso continua in altri due corridoi con fotografie esposte ad altezza degli occhi su delle travi di legno sporgenti dai muri accanto ad urne funerarie etrusche. Si giunge così nella camera dello “Stupore” che, in una piramide internamente rivestita di fotografie, vuole farci ricordare l’innocenza dei bambini, la gioia ed il sorriso. Infine, salendo delle scale si accede al cortile del complesso di Santa Maria della Scala, il cui pavimento è stato rivestito con un tappeto color kaki. L’impressione è quella di stare in una tenda e ciò calza a pennello col video sulla storia del ritrovamento, dopo diciassette anni dallo scatto, di Sharbat Gula, la ragazza afgana che ha reso famoso Steve McCurry. Questa è la camera della “Memoria”.
La mostra è capace di far parlare le immagini tramite un allestimento vario e una scelta accurata delle fotografie da parte del curatore Peter Bottazzi. Egli ha dato una delle possibili interpretazioni del lavoro del fotografo. Suggestive sono sia la scelta del luogo della mostra che le luci. Forse, un po’ eccessivo il prezzo del biglietto.
Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.stevemccurrysiena.it/.