By Mackenzie Constantinou (Lorenzo de’ Medici)
The current exhibition at the Center for Contemporary Culture Strozzina, proposes a reflection on the theme of contemporary sculpture that is explored through the works of 13 artists.
Time is understood as an agent on the creative process illustrated through materials and human actions. This acts as a theme throughout the exhibition.
The visitor can then reflect on the concept of value, even purely monetary, contemporary work of art, the idea of copy, its reproducibility in the modern era, and the work’s connection to tradition. These topics are expressed especially through the use of materials related to sculpture.
The explanatory text of the exhibition are in the form of a book, both in Italian and English, which acts as a mini guide that explains the curatorial choices and provides information on the works. This guide addresses the need to provide a proper explanation of the works to the general public.
In addition, the lack of traditional explanatory panels prevents the public from walking before the explanations. These wall texts could provide greater freedom for the interpretation of these works of art.
Katrina Bock represents the relationship with time, in particular that used in the process of the work of art, in the first room with installations. These works illustrate the use of traditional materials, such as bronze, in contemporary sculpture. This room allows the viewer a first glimpse at this topic.
The theme of the precariousness is illustrated in the work by Mark Menders, Fox/Mouse/Belt. The visitor is invited to enter a space, which is surrounded by scaffolding and cloth, as if there were a “work in progress”. At the center is a sculpture, which is a fox that appears to be made out of clay, however the work was cast in bronze. This expresses a sense of transience and creates a contrast between reality and appearance.
In the next room, the installation Perfect Duty, by Nina Beier that consists of piles of carpets with notes on them. Furthermore, there are lying sculptures of the early twentieth century on the rugs. This work investigates the complex concept of the value of art in the contemporary world.
The next room houses the works of Oliver Laric, which offers a reinterpretation of the classic through modern technology, and urges the viewer to juxtapose this with the exhibition on the first floor of the Palazzo Strozzi,Power and Pathos. Perhaps not coincidentally, in the same room, there is also the work entitled Gigante by Francisco Topa, which suggests the notation that classical art is understood as a “giant” for the cultural history of the west.
In the photographs by N. Dash time becomes null and void, which is related to Giorgio Andreotta Calo’s work, which illustrates the process of erosion.
Finally in Francesco Arena’s work Barra, the time of nature is transformed into a collective time, and therefore in history. Arena combines his personal story, with that of art and the community.
Until June 26.
Anche le sculture muoiono, Centro di cultura contemporanea Strozzina.
Di Carolina Caverni (Università di Firenze)
La mostra in corso presso il Centro di cultura contemporanea Strozzina, propone una riflessione sul tema della scultura contemporanea che viene indagato attraverso le opere di 13 artisti.
Il tempo, inteso come agente sul processo creativo, sui materiali e sulle azioni umane, fa da filo conduttore durante tutto il percorso espositivo.
Il visitatore può dunque riflettere sul concetto di valore, anche puramente monetario, dell’opera d’arte contemporanea, sull’idea di copia, e sulla sua riproducibilità nell’era moderna, e ancora sul legame con la tradizione, che si concretizza soprattutto attraverso l’uso di materiali ad essa legati.
I testi esplicativi della mostra sono affidati ad un libretto, sia in italiano che in inglese,che funge come mini guida nella quale si spiegano le scelte curatoriali e si forniscono informazioni sulle opere. Questo strumento risponde alla necessità di dare una lettura adeguata a tutte le tipologie di pubblico ed un supporto anche a coloro che trovano poco accessibile l’arte contemporanea.
Inoltre, la mancanza dei tradizionali pannelli esplicativi evita che il pubblico si accalchi davanti alle spiegazioni saturando gli ambienti e consente una maggior libertà interpretativa.
Il rapporto con il tempo, in particolare quello impiegato nel processo di genesi dell’opera d’arte, è rappresentato nella prima sala dalle istallazioni di Katrina Bock in cui la creazione e l’utilizzo di materiali della tradizione, come il bronzo, permettono allo spettatore un primo approccio a questo tema.
L’aspetto legato alla precarietà, è illustrato dall’opera di Mark Menders, Fox/mouse/ belt; il visitatore è invitato ad entrare in uno spazio circondato da impalcature e teli, come se ci fossero dei “lavori in corso”, al centro, la scultura, una volpe che sembra in argilla ma contiene un anima in bronzo, esprime un senso di transitorietà e crea un contrasto tra realtà e apparenza.
Nella sala successiva, l’istallazione Perfect duty, di Nina Beier – pile di tappeti con banconote sui quali sono adagiate delle sculture di inizio novecento – indaga il complesso concetto di valore dell’arte nel mondo contemporaneo.
La sala successiva ospita le opere di Oliver Laric, l’artista propone una reinterpretazione della classicità attraverso la tecnologia moderna e sollecita lo spettatore ad un confronto diretto con la mostra al primo piano di Palazzo Strozzi, Potere e Pathos. Forse non a caso, nello stesso ambiente, vi è anche l’opera intitolata Gigante di Francisco Topa, che potrebbe suggerire l’idea dell’arte classica intesa come un “gigante” culturale per la storia dell’Occidente.
Nelle fotografie di N. Dash il tempo diviene caduco, per poi determinare una serie di processi di erosione nell’opera di Giorgio Andreotta Calò.
Infine il tempo della natura viene trasformato in un tempo collettivo, e dunque in Storia, in Barra, opera di Francesco Arena, in cui l’artista mette insieme la storia personale, quella dell’arte e quella della collettività.
Fino al 26 Giugno.