By Alessandra Sernissi (University of Florence)
The Treasure Museum of San Lorenzo has, for many years, enriched the wonderful Laurentian Medici complex. Located just below the Old Sacristy, the fifteenth-century masterpiece of Filippo Brunelleschi, the museum is situated in the vaulted spaces beneath the basilica, which were once the headquarters of the society of the Blessed Sacrament.
The Laurentian treasure is held in one room, which has undergone many renovations over the course of the centuries, in particular in the 1700s, when it was decorated with frescoes by Giovan Filippo Giarrè, which are still visible. The works present in this very evocative environment are part of a varied assortment, which, together, constitute the furnishings for the altars, the vessels for liturgical celebrations and the devotional items pertaining to the basilica of San Lorenzo. These masterpieces of metalwork, along with others held in many Florentine museums, such as the Museum of the Opera del Duomo and the Silver Museum, constitute a treasure that recounts, with related related archival documents, much of the history of Florence and its artistic commissions.
The exceptional aspect of this collection is the fact that every single object on display was created to be housed in the Laurentian basilica. Consequently, it is one of the few museums in which the collection, even if transformed into museum objects, has remained in the original site for which it was intended.
The liturgical objects on display number thirty-six and date back to a period between the fourteenth and eighteenth centuries. The most significant pieces of the collection, in my opinion, seem to be three: the Crucifix of Michelozzo, made in 1444; the Reliquary of Saints Mark the Pope, Abbott Amato and Concordia the Martyr by Cosimo Merlini the Elder, dating from 1622; and the Monstrance by Vittorio Querci, Lorenzo Dolci and Francesco Paintingher, from 1787. It is impossible to give a detailed description here of the aforementioned metalworkers’ art, but it can be affirmed that each work is a mirror of the time in which it was made; in particular, the silver reliquary chest by Merlini shows how the cult of relics was still deeply rooted in seventeenth-century Florence. Furthermore, the collection represents and embodies the great Florentine goldsmith tradition.
At this point, it is necessary to comment on the layout of the museum. The objects are housed in display cases that are placed along the walls and are very well lit by small, nearly invisible LED lights of the latest generation, which allow a clear reading of the works, and provide the observer with a way to appreciate the brilliance of the materials used. Thanks to this layout, the visitor can also fully enjoy, without much interference, the vault of the Laurentian Medici complex. The only noticeable problem, from a museographic point of view, is the absence of labels referring to the objects in English.
In conclusion, the museum also offers a free cultural informational service available to visitors for any further clarification about or insight into the collection that is on display in the museum.
Il Museo del Tesoro di San Lorenzo
di Alessandra Sernissi (Università di Firenze)
Il Museo del Tesoro di San Lorenzo arricchisce ormai da molti anni lo stupendo complesso mediceo laurenziano. Ubicato proprio al di sotto della Sacrestia Vecchia, capolavoro quattrocentesco di Filippo Brunelleschi, il museo è situato negli ambienti sotterranei della basilica che, un tempo, erano sede della compagnia del Santissimo Sacramento.
Il tesoro laurenziano è ospitato in una sola stanza che ha subito molti rinnovamenti nel corso dei secoli, in particolare nel Settecento, quando fu decorata da Giovan Filippo Giarrè con affreschi che sono tutt’ora visibili. Le opere presentate in questo ambiente, che risulta essere molto suggestivo, sono parte di un variegato insieme costituito da arredi per gli altari, vasellame per le celebrazioni liturgiche e oggetti devozionali di pertinenza della basilica di San Lorenzo. Questi capolavori di oreficeria, insieme ad altri conservati in molti musei fiorentini, come il Museo dell’Opera del Duomo e il Museo degli Argenti, costituiscono un tesoro che racconta, assieme ai relativi documenti d’archivio, buona parte della storia di Firenze e delle relative commissioni artistiche.
L’ eccezionalità di questa raccolta è data dal fatto che ogni singolo oggetto esposto fu creato per essere ospitato nella basilica laurenziana. Di conseguenza è uno dei pochi musei in cui la collezione, anche se musealizzata, è rimasta nel luogo iniziale a cui era destinata.
Gli oggetti liturgici esposti sono trentasei e risalgono a un periodo di tempo compreso tra il XIV e il XVIII secolo. I più significativi della collezione, a mio parere, sono tre: Il Crocifisso di Michelozzo, risalente al 1444, il Reliquiario dei Santi Marco Papa, Amato Abate e Concordia Martire, opera di Cosimo Merlini il Vecchio risalente al 1622, e l’Ostensorio di Vittorio Querci, Lorenzo Dolci e Francesco Paintingher, del 1787. È impossibile in questa sede dare una descrizione dettagliata delle suddette opere di oreficeria, ma si può affermare che ognuna di esse è lo specchio del tempo in cui è stato realizzata: in particolare la Cassa reliquiario in argento di Merlini, che mostra come il culto delle reliquie fosse ancora molto ben radicato nella Firenze seicentesca. Inoltre, la collezione rappresenta e incarna la grande tradizione orafa fiorentina.
A questo punto è necessario commentare l’allestimento del museo. Gli oggetti sono ospitati in teche, poste lungo le pareti, molto ben illuminate da piccole, quasi invisibili, lampade a led di ultima generazione, che permettono una chiara lettura delle opere, e danno modo all’osservatore di apprezzare anche la lucentezza dei materiali di realizzazione. Grazie a questo allestimento il visitatore può godere a pieno, senza troppe intromissioni, anche dei sotterranei del complesso mediceo laurenziano. L’unico problema rilevabile dal punto di vista museografico è la mancanza delle didascalie riguardanti gli oggetti in lingua inglese.
Concludendo, si segnala la presenza di un servizio di informazione culturale gratuito a disposizione dei visitatori per ogni chiarimento o approfondimento sulla collezione esposta e sul museo stesso.