Giulia Bagni (University of Florence)
The things you’re looking for, Montag, are in the world, but the only way the average chap will ever see ninety-nine per cent of them is in a book.
R. Bradbury, Fahrenheit 451
Held in the Sala Bianca and Sala di Bona in the Palazzo Pitti until April 27th, the exhibition presents to the public a particular category of objects: precious paper documents from the archives and the libraries of Florence. These institutions are strongly established in the city (for example the archive of the Misericordia or of the Accademia della Colombaria) often citizens forget their existence and neglect the historical and social importance.
The visitor, after entering the Sala Bianca, is impeded by high panels in blue that prevent them from viewing behind them. After the moving past the panels, thanks to an opening flanked by two pillars, which simulate a monumental entrance, to the right and to the left of the visitor opening many small “cells”, each separated from the other. At the end of this room there is a photo enlargement of the drawing of Domenico Maria Manni representing the interior of a library (1666).
Every cell has the name of the library or the archive from which the documents that are displayed came from. These precious and delicate papers are held in showcases, accompanied with labels that clarify the content of the documents and give other information among the year of the draft and the possible author.
The lighting helps to create an atmosphere of concentration because the rooms are completely dark except for the showcases, which are internally lit, in a way more or less intense for the conservation.
Every drawing, treatise, document and book, can be observed with calm and attention, and the setting helps to create a sense of intimacy.
The variety of the displayed pieces total to 133 documents – from a law by Pietro Leopoldo that abolished the death penalty to the first issue of the Mickey Mouse magazine, from watercolors by Montale to the sketch of Fattori, from the architectural treatise of Francesco di Giorgio Martini to the lessons of Galileo about Dante’s Inferno – makes the exhibition stimulating and never boring because it is able to capture and renew the attention of the visitor in every section with surprising documents which witness the richness of the Florentine collections.
In the Sala di Bona there is a touch screen, which makes it possible to virtually flip through some of the documents seen before. Further, it is possible to watch a video where the protagonist is a child who visits some of the institutions that have loaned their documents. In addition to teaching those who do not frequent these institutions about the diverse architecture, the video sends a clear message: the only way to keep alive archives and libraries and save them from oblivion, negligence, and destruction is to make them known and to frequent them usually.
The final room takes the visitor to reflect upon the fragility of these unique treasures; fragility that becomes perceptible during natural disaster, like the flood of 1966 in Florence, and the bombing by the mafia in 1993 near the Uffizi. In this section there are photographic enlargements that represent those dramatic moments and within a showcase there are two flood-damaged books that are still awaiting restoration and a third book that which has ‘exploded’ and is forever lost.
By purchasing the ticket to the temporary exhibition it is possible to also visit the Galleria Palatina and the Galleria d’Arte Moderna of the Palazzo Pitti. All of the texts in the exhibit are in both Italian and English.
For more information visit the website:
http://www.polomuseale.firenze.it/mostre/mostra.php?t=52d3fb73f1c3bcd809000009
Una volta nella vita. Tesori dagli archivi e dalle biblioteche di Firenze.
Giulia Bagni (Università di Firenze)
Le cose che voi cercate, Montag, sono su questa terra, ma il solo modo per cui l’uomo medio potrà vederne il 99% sarà un libro.
R. Bradbury, Fahrenheit 451
Ospitata nella sala Bianca e nella sala di Bona di Palazzo di Pitti fino al 27 aprile, l’esposizione presenta al pubblico una particolare categoria di oggetti: preziosi documenti cartacei provenienti da archivi e biblioteche fiorentine. Si tratta di istituzioni fortemente radicate nella città (basti pensare agli archivi della Misericordia o dell’Accademia della Colombaria) di cui spesso i cittadini dimenticano l’esistenza e trascurano l’importanza storica e sociale.
Il visitatore, una volta entrato nella sala bianca, è accolto da un’alta pannellatura di colore blu intenso che impedisce di vedere cosa ci sia al di là di essa. Dopo averla attraversata, grazie ad un’apertura fiancheggiata da due pilastri che simulano un ingresso monumentale, alla destra e alla sinistra del visitatore si aprono tante piccole “celle”, separate le une dalla altre. In fondo alla sala, come in una veduta prospettica, campeggia la gigantografia di un disegno di Domenico Maria Manni raffigurante l’interno di una Libreria (1666).
Ogni cella prende il nome della biblioteca o dell’archivio da cui sono stati tratti i documenti esposti. Questi preziosi e delicati reperti cartacei sono ospitati all’interno di teche, accompagnati ognuno da una didascalia che chiarisce il contenuto del documento e fornisce altre informazioni tra cui l’anno in cui è stato redatto e l’eventuale autore.
L’illuminazione contribuisce a creare un’atmosfera di raccoglimento in quanto le sale sono completamente buie, eccetto naturalmente le teche che sono illuminate internamente e in modo più o meno intenso per motivi di conservazione.
Ogni disegno, trattato, documento o libro può essere osservato con calma e attenzione, e l’allestimento contribuisce a creare un senso di intimità.
La varietà dei pezzi esposti, in tutto 133 documenti – dall’atto di Pietro Leopoldo con cui si aboliva la pena di morte in toscana al primo numero di topolino, dagli acquerelli di Montale ad uno schizzo di Fattori, dal trattato di architettura di Francesco di Giorgio Martini alle lezioni di Galileo sull’inferno di Dante – rende la mostra stimolante e mai noiosa perché riesce a catturare e rinnovare, ad ogni sezione, l’attenzione del pubblico con documenti veramente sorprendenti che testimoniano la ricchezza di queste raccolte fiorentine.
All’interno della sala di Bona si trova uno schermo touch grazie al quale si possono sfogliare virtualmente alcuni dei documenti visionati precedentemente. Inoltre è possibile vedere un video che ha come protagonista un bambino intento a visitare alcune delle istituzioni che hanno prestato i vari pezzi. Oltre a far conoscere a chi non frequenta abitualmente questi luoghi le diverse architetture, il video vuole lanciare un messaggio chiaro: l’unico modo per mantenere vivi archivi e biblioteche e salvarli dall’oblio, dall’incuria e dalla distruzione è farli conoscere e frequentarli usualmente.
L’ultima sala conduce il visitatore a riflettere proprio sulla fragilità di questi tesori unici; fragilità che diventa percepibile in occasioni di calamità naturali, come l’alluvione che nel 1966 colpì Firenze, e attentati, come la strage dei Georgofili. Alle pareti della sezione ci sono gigantografie che raffigurano quei momenti drammatici e in una teca sono esposti due libri alluvionati che attendono di essere restaurati e un terzo, “esploso” e perduto per sempre.
Acquistando il biglietto della mostra è possibile visitare anche la Galleria Palatina e la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti. Tutti i testi della mostra sono sia in italiano che in inglese.
Per maggiori informazioni visitare il sito: http://www.polomuseale.firenze.it/mostre/mostra.php?t=52d3fb73f1c3bcd809000009