Museo degli Argenti and exhibitions “Treasures of the Buccellati Foundation”

 

By Mackenzie Constantinou (Lorenzo de’ Medici)

 

The Museo degli Argent is located on the ground floor of Palazzo Pitti within the part of the building that overlooks the garden.  This section preserves the Medici collection of jewelry, vases, crystals, and other precious objects that belonged to the Medici family.

The first room, that was originally the foyer for the Salone delle Udienze, the striking frescoes by Giovanni da San Giovanni from in the first half of the XVII century were commissioned for the Grand Duke Ferdinando II. The introductory panel explains to the visitors the original use of this space, which describes the pictorial cycle but there is no information about the conservation in the glass cases along the walls.

In the first part of the museum, that finishes February 22nd, hosts the exhibition “Treasures of the Buccellati Foundation”, which brings the oldest objects of the Medici Collection: roman vases belonging to Lorenzo the Magnificent and byzantine and medieval furniture.

Passing through the corridor, within a small area there is a small series of reliquaries and liturgical objects displayed.  Continuing, the visitor enters the second room, which houses the temporary exhibition.

Mario and Gianmaria Buccellati were two important Milanese jewelers who began their activities after the Second World War.  Gianmaria in particular, was fascinated by a visit to the Museo degli Argent in 1968 and dedicated a series of objects, mostly bowls and chests, inspired by the Medici collection.

After the Sala dell’Udienza Pubblica, which has precious jewels by Mario Buccellati, is the Udienza Privata.  The objects are conserved in cases which house the creations of Gianmaria inspired by the Coppe di Boscoreale.  The next room is the last dedicated to the small exhibition and is maybe more interesting because it directly compares some of the works of Gianmaria with the mugs and cups of the Medici collection of which were the inspiration.

After these three part space the visitor moves to the private rooms of the Grand Duke. The series of rooms showcase antiquated artifacts that did not have much individual prominence.

With regard to the information given to the visitors on panels – placed on easels- indicate the location of some of the objects and force the viewers to turn and look at the work that the label refers to.  Some items of the collection also have labels, only in Italian, while others are marked only with the inventory number.

Along the route, visitors are confronted with the first room of the ivories and reliquaries, with works of the 7thcentury belonging to the Cardinal Leopoldo.  Continuing up the room to the mezzanine where, in a smaller room, cameos and jewels of Elettrice Palatine and the treasure of Salzburg are displayed.

The silverware is displayed in a later room, which was brought to Florence by Ferdinad III di Lorraine, after the exile of Napoleon. It is preciosity of these cups, plains, reliquaries, and other furnishings that give the name “Museo degli Argenti”.

Finally the visitor reaches the two rooms of paintings from Poccetti and Cingarelli that contain more exotic artifacts of the collection from Africa, the Orient, and the New World.

The penultimate room, once back on the ground floor, contains the collection of ambers of Maria Magdalena of Austria and was originally the bedroom of Giangastone.  Finally, without a true and proper route that has recognizable criteria, the visitors will find the collection of vases, semiprecious stones, and crystals. Although these artifacts of great quality and value, for example the lapis lazuli vase by Jaques Byliverti from the XVI century.  These objects have few labels and explanatory panels.

In conclusion it may be necessary to create new panels that are more visible and clear and are in both Italian and English to aid in communication.  The individual objects, especially the first rooms on the second floor, perhaps not coincidentally have more descriptive labels.

 

Museo degli Argenti e mostra “ I tesori della fondazione Buccellati”

By Carolina Caverni (Università di Firenze)

Il Museo degli argenti, situato a piano terra di Palazzo Pitti nella parte dell’edifico che da sul giardino, conserva la collezione medicea di gioielli, vasi, cristalli e altri oggetti preziosi appartenuti alla famiglia Medici.

La prima sala, che era in origine l’anticamera al Salone delle Udienze, colpisce immediatamente per i gli affreschi eseguiti da Giovanni da San Giovanni nella prima metà del XVII secolo su commissione del granduca Ferdinando II. Un pannello introduttivo spiega al visitatore l’uso originario di quello spazioe descrive il ciclo pittorico ma non da alcuna informazione sui manufatti conservati nelle teche lungo le pareti.

In questa prima parte del museo, che fino al 22 febbraio ospita la mostra “I tesori della fondazione Buccellati”, si trovano gli oggetti più antichi della collezione medicea, vasi di epoca romana appartenuti a Lorenzo il Magnifico e suppellettili bizantine e di epoca medievale.

Passando attraverso un corridoio, con un piccolo ambiente nel quale sono esposti una serie di reliquiari e oggetti liturgici, si accede alla seconda sala che ospita la mostra temporanea.

Mario e Gianmaria Buccellati furono due importanti gioiellieri milanesi che iniziarono la loro attività nel dopoguerra, Gianmaria in particolare, rimasto affascinato da una visita al Museo degli Argenti nel 1968, decise di creare una serie di oggetti, soprattutto coppe e scrigni, ispirati alla collezione medicea.

Superata la Sala dell’Udienza Pubblica con i preziosi gioielli disegnati da Mario Buccellati, si accede a quella dell’Udienza Privata  dove sono conservate in una teca le creazioni di Gianmaria ispirate alle Coppe di Boscoreale. La sala successiva è l’ultima dedicata alla piccola esposizione ed è forse quella più interessante perché confronta direttamente alcuni dei lavori di Gianmaria con le tazze e le coppe della raccolta dei Medici da cui ha tratto ispirazione.

Dopo questi ambienti trionfali si passa a spazi più raccolti che in origine erano le stanze private del Granduca; una serie di sale si susseguono con teche un po’ antiquate e colme di manufatti che non hanno molto risalto singolarmente.

Non va meglio per quanto riguarda le informazioni date al visitatore che si trovano in pannelli  -affidati a semplici cavalletti- che indicano la posizione di alcuni degli oggetti nella s e costringono lo spettatore a ruotare su se stesso per cercare l’esemplare al quale si riferiscono. Per alcuni oggetti della collezione sono presenti anche dei cartellini, solo in italiano, mentre altri sono segnalati unicamente con il numero di inventario.

Lungo il percorso si incontrano prima le Sale degli avori e dei reliquiari, con opere soprattutto seicentesche appartenute al cardinale Leopoldo, poi si sale al mezzanino dove, in stanze più piccole, sono conservati i cammei e i gioielli dell’Elettrice Palatina e il tesoro di Salisburgo.

Gli argenti esposti in quest’ultimo ambiente, vennero portati a Firenze da Ferdinando III di Lorena dopo l’esilio napoleonico ed è alla preziosità di queste coppe, piatti, reliquiari ed altre suppellettili che si deve il nome “Museo degli Argenti”.

 Infine si accede alle due sale dipinte con finto pergolato dal Poccetti e dal Cingarelli che contengono i manufatti più esotici della collezione provenienti da Africa, Oriente e dal Nuovo Mondo.

La penultima stanza, una volta tornati al piano terra, contiene la raccolta di ambre di Maria Maddalena d’Austria ed in origine era la camera da letto di Giangastone.

Infine, senza un vero e proprio percorso che abbia un criterio riconoscibile, si incontra la collezione di vasi di pietre dure e cristalli che, nonostante siano manufatti di grande pregio e valore, si veda  il vaso di lapislazzuli montato da Jaques Bylivert nel XVI secolo, sono privi sia di didascalie che di pannelli esplicativi.

In conclusione sarebbe forse necessario un rinnovo nell’allestimento, pannelli più visibili e più chiari, sia in italiano che in inglese, e una maggior uniformità anche nella comunicazione.

 I singoli oggetti, soprattutto nelle prime stanze, risultano in secondo piano rispetto alla spettacolarità degli ambienti che li ospitano che forse non a caso sono anche meglio descritti nelle didascalie.