Marino Marini Museum
Looking forward while remembering the past: Florence’s first contemporary art museum
By Marie-Claire Desjardin (Istituto Lorenzo de’ Medici)
Open Saturday – Monday 10:00-19:00
Tickets: free
Just behind the bustling Piazza di Santa Maria Novella and steps from via Tornabuoni, the Marino Marini Museum allows visitors a peaceful reprise from the busy streets of the city center. The museum’s permanent collection, donated to the city in part by the artist and his wife Marina Marini after his death in 1980, provides space to contemplate the work of one of Italy’s most renowned contemporary sculptors in a building with a complex history.
The contrast between the rough stone exterior and the modern industrial first floor entrance is immediately striking. After climbing the exterior staircase, which belonged to the now deconsecrated church of San Pancrazio, visitors are greeted into the cavernous space with metal beams and natural wood that recall the materials used to realize Marini’s sculptures.
The open floor plan of the repurposed building is made possible by the many different incarnations of its function. With documentation of its ecclesiastical use dating as far back as the 9th century, the building has housed a convent for Benedictine nuns, was later taken over by Vallombrosan friars, and underwent the first extensive reconstruction during the 15th century in a project directed by famed Renaissance architect Leon Battista Alberti. This initial renovation was made possible by the patronage of the Rucellai family, and since 2013 the Rucellai sepulchre, a small but ornate funerary monument, can be visited through the museum with the purchase of an additional ticket.
During the 19th century, under the Napoleonic occupation of Italy, the church was divorced from its religious function, deconsecrated, and would be used as a tobacco manufacturer, amongst several other successive redevelopments. Eventually the interior would be sectioned by the addition of large metal slabs creating platforms to divide the space, the remnants of which can still be observed in the museums entrance.
Instead of disguising the colored history of the site, the 1982 renovation project, a collaboration between architects Lorenzo Papi and Bruno Sacchi, embraced the centuries of stratified usage that recount the city’s evolution leading up to the modern day. Pre-existing architectural elements are encompassed in the museum’s current form giving a voice to their respective-eras. The addition of large windows throughout the upper floors of the museum allow for a steady stream of natural light and create a dialogue with the surrounding city scape by providing unexpected views onto the surrounding Florentine palazzi. The permanent collection, displayed across three of the four floors, can be seen from innovative perspectives thanks to observation points provided by the conceptual use of open space. Escheresque wooden staircases wrap around the interior walls facilitating elevated views of Marini’s gargantuan equestrian sculpture placed in the transept of the former church, a showpiece of the collection. Glass cases, free standing sculptures, and unexpectedly placed works give a playful feel to the curation and encourage visitors to explore the entirety of the museum space.
One of the most striking structural elements of the museum in the underground crypt which has been restored and is now, along with the museum’s other spaces, is used for temporary exhibitions, conferences, and even as show space for Reebok’s collection during Pitti Uomo in January of 2017.
The permanent collection is composed of drawings, painting, engravings and sculptures spanning fifty years of the artist’s career. Present within are representative examples of reoccurring themes in his portfolio: the ever-present equestrian sculptures emblematic of his work, small portrait sculptures, and colorful paintings representing the theatrical dynamism of dance. Surprisingly the museum is devoid of any biographical information of the artist, or texts explaining the collection, and visitors without prior knowledge of the artist are left to their own observations. The museum provides guided tours, but only of the Rucellai chapel.
As of September 2019, the museum will offer an innovative daycare program for children 3-5 years old called ‘L’Asilo nel Museo’ proposed by acting president Patrizia Asproni. The program, aiming for inclusivity with particular attention on underprivileged families, offers the opportunity for children to be educated amongst the sculptors works with hopes of inspiring creativity in future generations.
The Marino Marini Museum, along with the foundation based in the artist’s home town of Pistoia, create a space for Modern and Contemporary Art to engage in a dialogue with the city’s history, both that of the distance and more recent past.
Museo Marino Marini
Guardare avanti ricordando il passato: il primo museo di arte contemporanea di Firenze.
Di Marie-Claire Desjardin (Istituto Lorenzo de’ Medici)
Orari: Sabato-Lunedì 10:00-19:00
Ingresso gratuito
Appena dietro la vivace Piazza di Santa Maria Novella e a pochi passi da via Tornabuoni, il museo Marino Marini permette ai visitatori un ristoro tranquillo dalle strade affollate del centro cittadino.
La collezione permanente del museo, donata in parte alla città dall’artista e moglie Marina Marini dopo la sua morte nel 1980, offre uno spazio per contemplare il lavoro di uno dei più rinomati scultori contemporanei d’Italia all’interno di un edificio dalla storia complessa.
Il contrasto fra l’esterno in pietra grezza e il moderno ingresso industriale al primo piano colpisce subito. Dopo essere saliti sulla scala esterna, che apparteneva alla chiesa oggi sconsacrata di San Pancrazio, i visitatori sono accolti in un grande spazio con travi in metallo e legno al naturale che richiamano i materiali utilizzati nelle sue sculture da Marini.
La planimetria aperta dell’edificio riadattato è stata resa possibile dalle molteplici e diverse incarnazioni della sua funzione. Con l’attestazione del suo utilizzo per scopi ecclesiastici documentato sin dal lontano IX secolo, l’edificio ha ospitato un convento di suore benedettine, che è stato poi utilizzato da frati vallombrosani, e ha subito la prima radicale ristrutturazione nel XV secolo con un progetto diretto dal celebre architetto rinascimentale Leon Battista Alberti. Questa prima rinnovazione è stata resa possibile dal patronato della famiglia Rucellai, e dal 2013 il sepolcro Rucellai, un monumento funerario di piccole dimensioni ma decorato, può essere visitato attraverso il museo con l’acquisto di un biglietto aggiuntivo.
Durante il XIX secolo, sotto l’occupazione dell’Italia da parte di Napoleone, la chiesa fu privata della sua funzione religiosa, fu sconsacrata, e sarebbe stata poi utilizzata come manifattura di tabacco, attraverso molti altri sviluppi successivi. Alla fine, l’interno sarebbe stato sezionato con l’aggiunta di grandi lastre metalliche creando un solaio per dividere lo spazio, i cui resti possono ancora essere visti all’ingresso del museo.
Invece di nascondere la pittoresca storia del sito, il progetto di ristrutturazione del 1982, una collaborazione fra gli architetti Lorenzo Papi e Bruno Sacchi, ha abbracciato la stratificazione secolare degli utilizzi dell’edificio che raccontano l’evoluzione della città fino ai nostri giorni. Gli elementi architettonici preesistenti sono inclusi nell’odierna forma del museo dando voce alle rispettive epoche. L’aggiunta di grandi finestre in tutti i piani superiori permette un flusso costante di luce naturale e crea un dialogo con il paesaggio urbano, offrendo una vista inaspettata sui palazzi fiorentini circostanti. La collezione permanente, disposta su tre dei quattro piani, può essere vista da prospettive innovative grazie a punti di vista forniti dall’uso concettuale dello spazio aperto. Le scale in legno, che richiamano lo stile di Escher, avvolgono le pareti interne facilitando una vista dall’alto della gigantesca scultura equestre di Marini collocata nel transetto dell’ex Chiesa, uno dei capolavori della collezione. Teche in vetro, sculture libere e opere disposte in modo inaspettato danno un tocco giocoso all’esposizione e incoraggiano i visitatori ad esplorare l’intero spazio museale.
Uno degli elementi più sorprendenti del museo è la cripta sotterranea che è stata restaurata ed è oggi, insieme agli altri ambienti del museo, adibita ad ospitare mostre temporanee, conferenze, ed è stata utilizzata perfino come luogo di lancio della collezione Reebok in occasione di Pitti Uomo nel gennaio 2017.
La collezione permanente è composta da disegni, dipinti, incisioni e sculture che coprono cinquant’anni di carriera dell’artista. All’interno sono presentati esempi rappresentativi di temi ricorrenti del suo portfolio: le sempre presenti statue equestri emblematiche del suo lavoro, piccoli ritratti in scultura, e dipinti colorati rappresentanti il dinamismo teatrale della danza. Sorprendentemente il museo è privo di qualsiasi informazione biografica sull’artista, o di testi che spieghino la collezione, e i visitatori senza una conoscenza preliminare dell’artista sono lasciati alle loro considerazioni. Il museo offre visite guidate, ma solo all’interno della Cappella Rucellai.
A partire da settembre 2019, il museo offrirà un innovativo programma di asilo per bambini dai 3 ai 5 anni, chiamato ‘L’Asilo nel Museo’ proposto dal presidente in carica Patrizia Asproni. Il programma, che mira all’inclusività con particolare attenzione alle famiglie svantaggiate, offre l’opportunità per i bambini di essere educati fra le opere scultoree con la speranza di ispirare la creatività nelle generazioni future.
Il museo Marino Marini, insieme alla fondazione situata nella città natale dell’artista, Pistoia, crea uno spazio per l’arte moderna e contemporanea per dialogare con la storia della città, sia del passato che più recente.
Traduzione di Camilla Torracchi, Università di Firenze
Photo courtesy Marie-Claire Desjardin (Istituto Lorenzo de’ Medici)