La Fragilità del segno. Arte rupestre dell’Africa nell’archivio dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria

Museo Archeologico Nazionale di Firenze
23 settembre – 26 novembre 2017

di Caterina Zaru (Università di Firenze)

 

Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze ospita al suo secondo piano, fino al 26 novembre, la mostra La fragilità del segno. Arte rupestre dell’Africa nell’archivio dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria.

Curata da Anna Revedin, Luca Bachechi, Andrea De Pascale, Silvia Florindi, dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Firenze – Polo Museale della Toscana, l’iniziativa ha come obiettivo il far conoscere e rendere visibile la vasta e preziosa documentazione scientifica, fotografica e documentaria, posseduta dall’Istituto e relativa alle missioni e agli studi sull’arte rupestre africana, condotti da Paolo Graziosi durante i suoi viaggi in Africa tra il 1933 ed il 1972. L’importanza di questo materiale raccolto e oggi mostrato al pubblico, deriva dal fatto che Graziosi è considerato ancora il principale studioso italiano di arte preistorica, nonché fondatore dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. L’Archivio proviene dal lascito di Paolo Graziosi e comprende 10338 immagini digitalizzate di diapositive, di negativi e di positivi fotografici, nonché alcune decine di filmati in bianco e nero e a colori.

Gli intenti della mostra partono da quello che altro non è, se non l’attuale quadro geo-politico mondiale, che conduce, o dovrebbe condurre, tutti noi, e non solo i curatori della mostra, ad interrogarsi su quale possa essere il futuro delle più antiche e significative testimonianze del passato, in particolare in quelle zone colpite e martoriate da guerre e ideologie distruttive, come è oggi la Libia, paese tanto indagato da Graziosi e oggi inaccessibile a causa dei conflitti in corso. Ci si dovrebbe chiedere, anche, come preservare la memoria di questo patrimonio storico-culturale e quali possano essere gli strumenti per sensibilizzare ed avvicinare il vasto pubblico dei non addetti ai lavori a questo delicato argomento.

In mostra, viene così proposta, attraverso immagini e filmati dell’archivio fotografico Graziosi, testimonianza di alcune delle più antiche e straordinarie attestazioni artistiche dell’Umanità, quali le grandi incisioni preistoriche, censite da Graziosi in territorio libico. Il breve percorso espositivo si divide in tre sezioni, allestite in tre sole sale (quelle del secondo piano del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che solitamente sono chiuse al pubblico e che, quindi, per questa occasione trovano una nuova funzione espositiva). La prima sezione introduce al tema del Patrimonio artistico e documentario in pericolo e fornisce delle prime informazioni riguardo la figura di Paolo Graziosi. La seconda sezione, invece, approfondisce la tematica delle ricerche condotte da Graziosi e oggi portate avanti da Luca Bachechi nell’attuale Etiopia. Infine, la terza sezione è dedicata alla proiezione di immagini e filmati sull’arte rupestre e sulle ricerche etnografiche di Graziosi in Libia.

Il tema “Segni in pericolo” fa da filo conduttore a tutta la mostra, dal momento che proprio uno dei siti studiati da Paolo Graziosi, quello di Tadrart Acacus in Libia, sito Patrimonio Mondiale UNESCO dal 1985, è stato inserito nel luglio 2016 nella Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo. Per questo motivo si è deciso di accompagnare il percorso espositivo con tre pannelli didattici (uno per sala) particolarmente significativi. Pannelli che analizzano proprio il tema del patrimonio in pericolo, presentandolo (quello nella prima sala) e sottolineando la ricchezza ed eccezionalità di quei siti (gli altri due), allo studio dei quali Graziosi ha dato un importante e fondamentale contributo, trattandosi di studi che sempre si rifanno all’analisi delle condizioni geografiche e climatiche dei territori in cui le realizzazioni artistiche sono state prodotte. Ma anche come e quanto queste condizioni abbiano influenzato le abitudini e gli stili di vita degli uomini primitivi.
Il percorso espositivo pur forzato nel suo procedere, offre la possibilità vedere e poi rivedere una seconda volta, alla luce di quanto mostrato nell’ultima sala, i documenti e i video esposti nelle due precedenti. Scendendo nello specifico, la mostra prende avvio nella prima sala con un video esemplificativo delle barbarie e della follia distruttrice dell’ISIS ai danni del patrimonio dall’inestimabile valore storico, artistico e culturale, mandato in frantumi proprio dal “Califfato”. Prosegue poi nella seconda con un’istallazione di video e riproduzioni dell’arte rupestre e dei territori del Corno d’Africa. Dedicando inoltre una piccola teca alla figura dello studioso Paolo Graziosi, autore anche di importanti saggi sull’argomento dell’arte rupestre, risultato delle sue missioni. La terza sala, non è solo affascinante ed accattivante da un punto di vista sensoriale, ma se gustata e osservata con calma e curiosità, risulta essere una vera e proprio esperienza che lascia lo spettatore un po’ più ricco, culturalmente parlando, di quando vi ha fatto il suo ingresso. I filmati, le fotografie, le ricostruzioni, anche animate, delle pitture rupestri e dei siti che le ospitano, delle missioni e degli scavi condotti da Graziosi, dei paesaggi e degli animali che li popolano, il tutto accompagnato da motivi musicali di chiara derivazione africana, costituiscono una bellissima e stimolante esperienza, sì, sensoriale, ma anche emotiva. Uscendo da quest’ultima sala, ciò che ci appare davanti agli occhi e che avevamo visto poco prima, ci appare diverso, perché ancora più bello, affascinante e, per questo, ancora più fragile. Ci si sente in dovere di difendere questa bellezza.

Accompagna la mostra, il catalogo, curato da A. De Pascale e L. Bachechi, con una ricca selezione di immagini tratte dall’archivio Graziosi ed una serie di brevi saggi introduttivi dal taglio divulgativo, quindi, adatti ad un pubblico non di soli addetti ai lavori, ma potenzialmente più ampio. Utili strumenti didattici, anche per il pubblico straniero, i depliant in lingua inglese, che traducono i testi dei pannelli esposti in mostra nella sola lingua italiana.

 

Translation by Nona Debenham (Istituto Lorenzo de’ Medici)

The National Archaeological Museum of Florence hosts on the second floor, the exhibition, The fragility of the Sign, on display until November 26. The exhibition contains African rock art from the archives of the Italian Institute of Prehistory and Protostoria. The exhibition is a collaboration with the National Archaeological Museum of Florence, and the Polo Museale della Toscana and curated by Anna Revedin, Luca Bachechi, Andrea De Pascale and Silvia Florindi. The aim is to make known the vast and important scientific, photographic and documentary research collected by Paolo Graziosi during his studies of African rock art in Libya between 1933 and 1972.

The importance of this material being shown today exemplifies the fact that Graziosi is still considered the principal Italian scholar of prehistoric art, and founder of the Italian Institute of Prehistory and Protostoria. The archives include over 10,000 digitized images from slides, negatives, and photographic positives as well as dozens of black and white movies.

The exhibition starts from the current world geopolitical framework that leads, or should lead, all of us, and not just the curators of the exhibition, to question the future of the oldest and most significant testimonies of the past, especially from areas affected and battered by destructive wars and ideologies, such as Libya, one of the countries studied by Graziosi, which is today inaccessible due to ongoing conflicts. The exhibition seeks to preserve the memory of this cultural and historical heritage and gives awareness, by attracting a wider audience to this delicate topic.

On display, are images and scenes of prehistoric engravings from the Libyan territory from the Graziosi archives. The images bring to light some of the most ancient and extraordinary artistic attitudes of humanity; the short exposition is divided into three sections, over the course of three rooms. The rooms on the second floor of the National Archaeological Museum of Florence, are usually closed to the public but for this occasion are included the exhibition. The first section introduces the theme of the cultural heritage that is in jeopardy and provides information about the figure of Paolo Graziosi. The second section, on the other hand, deepens the subject of research carried out by Graziosi and today carried by Luca Bachechi in present-day Ethiopia. Finally, the third section is devoted to the projection of images and footage of rock art and ethnographic research that Graziosi completed Libya.

The theme of “Distressed Signs” is the guideline for the entire exhibition, since one of the sites designed by Paolo Graziosi, the one of Tadrart Acacus in Libya, a UNESCO World Heritage Site since 1985, was listed in July 2016 as one of the World Heritage sites in danger. For this reason, it was decided to accompany the exhibition path with teaching panels in each section. The first panels analyze the theme of the heritage in danger, while the second two panels emphasize the richness and exceptionality of the sites that Graziosi brought to the forefront. The panels are an analysis of the geographical and climatic conditions of the territories studied by Graziosi and how these conditions influenced the habits and lifestyles of primitive men. The exhibition itinerary offers the opportunity to see and then revisit the documents and videos shown throughout the visit. The exhibition starts in the first room with a video of barbarism and ISIS demonstrating the inestimable destruction of the historical, artistic and cultural from “Caliphate”. It continues in the second area with an installation of video and reproductions of rock art from the territories of the Horn of Africa. Dedicating a small teacup to the figure of scholar Paolo Graziosi, author of important essays on the subject of rock art, the result of his missions.

The third room is not only fascinating and captivating from a sensory point of view, but also an experience that leaves the visitor culturally more aware than before visiting. The display of movies, photographs, animated reconstructions, rock paintings i accompanied by musical of clear African origin and constitute a beautiful and stimulating sensory and emotional experience. Exiting from this last room, what appears before our eyes and which we saw before, looks different, because it is even more beautiful, fascinating and, therefore, even more fragile. It is a duty to defend this beauty.

There is an exhibition catalog available, curated by A. De Pascale and L. Bachechi, which has a selection of images from the Graziosi archive and a series of short introductory essays, therefore, suitable for all audiences. Other useful educational tools include English brochures, which translate from Italian the texts of the panels displayed throughout the exhibition.

(photo courtesy of Costanza Peruzzi)