By Giulia Bagni (University of Florence)
The small exhibit, which is found in the only room on the ground floor of the Horne Museum, has been curated by the director, Elisabetta Nardinocchi, and by Laura Zaccagnini. The ticket for the exhibit also includes admission to the museum itself. After having acquired the palace in 1911, Herbert Percy Horne began a rigorous program of philological restoration. He studied archival documents and displayed his collection in order to recreate the sense of Renaissance rooms, without the aim of selling his works, unlike his contemporaries. The goal of the exhibit is to convey to the visitor how the great collectors and antiquarians of Florence, from the middle of the 19th century to the beginning of the 20th century, developed an interest not only for painting and sculpture, but also for the so-called “minor arts,” such as textiles. These collections were garnered by other important figures like Carrand and Franchetti (whose acquisitions have been donated to the Bargello Museum), Stibbert, and Bardini. This factor may not be known by many, as these objects are often excluded from display, in favor of paintings and sculptures, due to conservation reasons. In fact, the “figurative borders” in the exhibit have never before been seen by the public.
The show is introduced by two brief panels, attributing the design of the textile scenes to artists of the caliber of Verrocchio and Ghirlandaio. On one of these is a reproduction of an old photo illustrating how Herbert Horne appreciated these types of handmade works so deeply that he included them in the display of his collection. The visit, in fact, takes place under the enthusiastic gaze of Horne himself, as his portrait hangs in the room, while he holds a model of the Kneeling Venus of Giambologna, one of the most important pieces of his collection.
The Florentine textiles on display are fragmentary, originally parts of liturgical cloaks, hoods, altar cloths, and other vestments, and are laid out and well-illuminated. They are accompanied by their respective labels in cases which are, not by coincidence, made of wood so as to avoid conflicting with the antique furniture in the museum – situated on the two upper floors. The works are displayed by subject, from the 15th to the 16th century. With the title of the exhibit, one may perhaps think that it concerns embroidery and, although the textiles are equally precious, as they are made of silk, linen, and gold thread, they are less expensive than embroidery. The scenes illustrated tend to repeat themselves, as they were borders whose main function was decorative. Therefore, one may find episodes such as the Annunciation, the Resurrection, the Assumption of the Virgin, and the Nativity along with vegetal and geometric motifs. These are only fragments of borders, as in the 19th century liturgical vestments were frequently cut into pieces before being sold, so as to lend a higher profit.
The display is certainly interesting, though it may have been much more so if it had displayed a greater number of works, even if only to convey the richness of Horne’s textile collection. In addition, the curators could have made it more stimulating by adding reproductions of liturgical cloths, so as to let the visitor understand the use of these borders in the vestments of the Renaissance, especially as most people today do not know what a cope or a chasuble is.
The exhibition is part of a larger initiative titled Luxury and Fashion in Florence: Unique Glimpses into the Bardini, Horne, and Stibbert Museums, which includes the Stibbert and Bardini Museums, each hosting an exposition on the theme of contemporary fashion.
For more information, visit the website at http://www.museohorne.it/
Bordi figurati del Rinascimento nella collezione Horne
di Giulia Bagni (Università di Firenze)
La piccola mostra, che si svolge in un’unica stanza situata al piano terreno del Museo Horne, è stata curata dalla direttrice, Elisabetta Nardinocchi, e da Laura Zaccagnini.
Nel prezzo del biglietto è compresa anche la visita al Museo vero e proprio: Herbert Percy Horne, a differenza di altri suoi contemporanei, dopo aver acquistato il palazzo nel 1911, lo sottopose a un rigoroso restauro filologico, attraverso lo studio di documenti dì archivio, e poi vi allestì la sua collezione, senza fini di vendita, riproducendo gli ambienti di una dimora del Rinascimento. Lo scopo della mostra è proprio quello di far percepire al visitatore come, tra i grandi collezionisti e antiquari che si trovavano a Firenze tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, si fosse sviluppato un interesse non solo per la pittura e la scultura, ma anche per le cosiddette arti minori, come appunto i tessuti. Basti ricordare come questi vennero raccolti e collezionati anche da altre importanti personalità come Carrand e Franchetti (le cui collezioni sono state donate al museo del Bargello), Stibbert e Bardini. Un aspetto spesso sconosciuto ai più, poiché non di rado questi oggetti vengono sacrificati nelle esposizioni permanenti per ragioni di conservazione e a favore di pitture e sculture. Infatti i “bordi figurati” presentati in questa occasione sono inediti al pubblico.
La mostra è introdotta da due sintetici pannelli, in cui si attribuiscono i disegni delle scene ad artisti del calibro di Verrocchio e Ghirlandaio. In uno di questi poi è stata riprodotta una foto d’epoca in cui si vede bene come Herbert Horne apprezzasse questo tipo di manufatti tanto da renderli parte integrante dell’allestimento della sua collezione. La visita inoltre avviene sotto lo sguardo affascinato dello stesso Horne, poiché nella stanza è affisso un suo ritratto mentre tiene in mano un bozzetto della Venere inginocchiata di Giambologna, pezzo importante della propria raccolta.
I tessuti esposti sono tutti frammentari, di provenienza fiorentina, e originariamente facenti parte di parati liturgici, piviali, tovaglie, pianete, e, distesi e ben illuminati, sono accompagnati dai relativi cartellini all’interno di vetrine; vetrine che non a caso sono in legno, per non contrastare con l’allestimento e i mobili antichi esposti nel museo vero e proprio, che si sviluppa sui due piani superiori. I pezzi sono allestiti per soggetto e vanno dal quindicesimo al sedicesimo secolo. Probabilmente dal titolo della mostra si potrebbe pensare che si tratti di ricami, invece, come abbiamo detto, sono tessuti: comunque preziosi, perché realizzati con seta, lino e fili dorati, ma meno costosi dei ricami veri e propri. Le scene che vi sono rappresentate si ripetono tra loro in quanto si tratta appunto di bordi la cui funzione principale era quella di produrre un effetto decorativo, e così si incontrano episodi come l’Annunciazione, la Resurrezione, la Madonna in Gloria, la Natività, accanto a motivi vegetali e geometrici. Come abbiamo già detto, si tratta di frammenti di bordi, perché nell’Ottocento i parati liturgici, prima di essere venduti, venivano tagliati per ricavarne il maggior numero di pezzi e quindi avere un guadagno maggiore.
L’esposizione risulta interessante, ma avrebbe potuto esserlo molto di più se si fosse scelto di esporre un numero maggiore di pezzi, anche solo per dare l’idea di quanto sia ricca la raccolta di tessuti di Horne. Inoltre gli organizzatori l’avrebbero resa più stimolante aggiungendo anche riproduzioni di abiti liturgici per permettere al visitatore di rendersi conto dell’uso di questi bordi nei parati rinascimentali: non tutti infatti oggi sanno cosa sia un piviale o una pianeta.
La mostra si inserisce all’interno di un più ampio programma dal titolo Lusso e moda. Percorsi insoliti nei musei Bardini, Horne e Stibbert che coinvolge appunto anche i musei Stibbert e Bardini, che ospitano due esposizioni aventi come tema la moda contemporanea.
Per maggiori informazioni visitate il sito http://www.museohorne.it/