By Katherine Reaume (Istituto Lorenzo de’Medici)
Dedicated to the craftsmanship of Pietre Dure, this gem of a museum is a stone’s throw away from the Accademia, yet it is overlooked by many tourists. Pietre Dure, a technique of cutting stones to assemble a complete image in a “mosaic” like fashion, was brought to Florence by Cosimo I. The “Galleria dei Lavori”, which this museum occupies, was founded in 1588 by the Grand Duke Ferdinando I de’ Medici.
Though on the smaller side, this museum does not lack in information or displays. In each room, a stand can be found with a collection of information cards in multiple languages including English, Spanish, French, and Dutch. Each card corresponds nicely to the display providing enhanced information about each work, along with a short paragraph on the history of pietre dure or the collection’s connection to history.
This museum is not just made up of fancy tables or cabinets made from stone; it also displays sculptures and paintings. The paintings displayed are done in direct connection with work completed in the pietre dure style, providing an opportunity for visitors to see the inspiration for the work and make their own visual comparisons between the art and the inspiration. The display cases throughout the museum, though well laid out, do cause a bit of a problem. Lit from inside, the beams illuminate the works nicely near the top and bottom of the cases, but tend to leave the middle in shadow and darkness.
Works are generally grouped together according to similar motifs and styles. The second story, called the laboratory, houses materials such as stones, instruments and work benches from the 17th, 18th and 19th centuries. It is here that visitors can sit and watch a video showing up close images of one of the works that can be found on the first floor. Multiple benches are available to sit and watch, yet this video does not provide much information about the work itself displaying only the name of the scene, and whether it is a detail is shown. Nothing about the process of the creation of this art is shown, unfortunately.
The final section of the museum has a slightly different feel, due to the presence of frescoes in the room. Many tables are displayed in this room, and a change in the motif is recognizable. Many tabletops are mounted to a wall, making it visually appealing, but this does not allow for visitors to get a close look at the works. In order to appreciate it, a visitor must stand almost on the complete opposite side of the room to view them.
Overall, this museum provides a unique opportunity to learn a bit more about the ancient technique of pietre dure and its connection to Florence. It is a sight worth seeing if you like intricate details and want to appreciate true craftsmanship.
Traduzione di Tania Mio Bertolo (Università degli Studi di Firenze)
Dedicato all’arte manifatturiera del mosaico fiorentino, questo prezioso museo benchè si trovi ad un passo dalla Galleria dell’Accademia spesso sfugge all’attenzione dei turisti. Il commesso in pietre dure, la tecnica di tagliare le pietre in grandi masselli e successivamente assemblarli per creare un’immagine musiva, fu introdotta a Firenze da Cosimo I. Fu poi il Granduca Ferdinando I de’ Medici a fondare nel 1588 la “Galleria dei Lavori” in quegli stessi ambienti nei quali oggi ha sede il museo.
Benchè non grande, questo spazio espositivo non ha alcuna lacuna dal punto di vista della didattica museale e dell’allestimento. Difatti in ogni stanza si possono trovare delle schede informative che, compilate in diverse lingue oltre all’italiano tra le quali inglese, tedesco, spagnolo e francese, corrispondono felicemente all’allestimento fornendo sufficienti informazioni circa ogni opera, e sono inoltre arricchite da un breve paragrafo inerente la storia di tale arte manifatturiera e la creazione della collezione del museo.
L’allestimento mette in mostra sia tavoli da mobilia e stipi decorati e realizzati con la tecnica del commesso lapideo, sia opere scultoree e pittoriche. I dipinti esposti trovano corrispondenza con gli esemplari creati attraverso l’arte della lavorazione delle pietre dure, fornendo pertanto al visitatore l’opportunità di confrontare il manufatto con l’opera pittorica che lo ha ispirato. Benchè l’allestimento sia ben pensato, si può notare un piccolo difetto da un punto di vista museografico: i fasci di luce collocati all’interno delle teche espositive, nonostante illuminino molto bene le estremità superiori ed inferiori di ciascuna opera, tendono purtroppo a lasciare in ombra la parte centrale dei manufatti esposti.
Le opere sono raggruppate seguendo i criteri di similarità decorative e stilistiche. La seconda sezione, dedicata alla fase laboratoriale di questi manufatti, ospita diversi oggetti del mestiere come i tasselli delle pietre, gli strumenti e i banchi da lavoro risalenti ai secoli XVII, XVIII e XIX. È qui che il visitatore si può fermare e osservare un filmato che propone immagini ravvicinate inerenti uno degli esemplari esposti al primo piano. Numerose sono le sedute disponibili per chi voglia sedersi e guardare; tuttavia il filmato non formisce molte informazioni sul manufatto, ma solo la sua intitolazione e la posizione dei dettagli rispetto all’opera stessa: niente sfortunatamente circa il processo di creazione.
La sezione finale del museo è permeata da un’atmosfera diversa, più pacata, forse dovuta dalla presenza di alcuni affreschi nelle pareti della sala. Qui sono esposti numerosi tavoli decorati, ed è nettamente percepibile un cambiamento nella scelta espositiva. Molti di essi sono collocati sulle pareti facilitando il loro godimento da parte del visitatore. Poiché è però vietata una visione ravvicinata di tali manufatti, per poterli completamente apprezzare il visitatore deve soffermarsi nel lato opposto della stanza.
In conclusione, il museo offre una possibilità unica per conoscere qualcosa in più circa l’antica tecnica del commesso in pietre dure e il suo legame storico con la città di Firenze, fornendo inoltre la preziosa opportunità di poter ammirare i laboriosi dettagli musivi esposti e poter apprezzare una vera arte manifatturiera.