Legati da una cintola

L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città

 
Legati da una cintola 1

8 settembre 2017 – 14 gennaio 2018
Palazzo Pretorio, Prato

 
Di Simona Anna Vespari (Università degli Studi di Firenze)
 
Si è aperta l’8 settembre a Prato, nei locali del Museo di Palazzo Pretorio, una mostra davvero interessante e importante per la città toscana.

Curata da Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, il percorso espositivo che si articola su due piani intende ripercorrere attraverso le numerose opere l’iconografia della cintola donata dalla Vergine a San Tommaso, simbolo religioso e civile il cui culto era, ed è, particolarmente vivo nella città pratese che ne conserva appunto la reliquia.

Il punto focale dell’esposizione è la ricomposizione della pala di Bernardo Daddi dedicata all’Assunta e che diventerà uno dei prototipi per l’affermarsi di questa importante iconografia. Le varie parti della grande macchina d’altare, di cui oggi restano solo due predelle e la parte superiore, si trovano divise in vari musei (solo la predella con le Storie della Cintola si conserva nel Palazzo Pretorio di Prato) e quindi aver avuto in prestito l’Assunta dal Metropolitan Museum of Art di New York ha reso possibile questa ricomposizione. La possibilità di vedere riunite, a poca distanza l’una dall’altra, le varie parti che componevano la pala è davvero di fondamentale importanza: in particolare, l’ipotesi permette di ricostruire, almeno in parte, un contesto andato purtroppo perduto nel corso dei secoli.

La prima sala, quindi, è di forte impatto e si può dire che è dedicata quasi interamente al Daddi, fatta eccezione per la bellissima lunetta del Maestro di Cabestany, altro importante prestito, che costituisce ad oggi il più antico esempio dell’iconografia di San Tommaso che mostra la cintola.

La mostra gode di un ottimo allestimento: le opere sono visibili in maniera ravvicinata e si può goderne nei minimi dettagli. Per quanto riguarda la ricomposizione della pala d’altare del Daddi si è scelto di disporre le opere separatamente, per poterne agevolare la lettura, mentre sulla parete di fondo della sala è stato posto un grande grafico, indispensabile al visitatore per comprendere l’opera nel suo insieme. L’apparato didattico è curato nei minimi dettagli: si può davvero dire che si tratta di una mostra da cui il visitatore esce con la consapevolezza di aver appreso qualcosa, e non solo di aver goduto di una carrellata di opere; in modo molto sintetico ma utile, sulle pareti viene introdotto il periodo in cui si colloca l’artista mentre sulla parete di fondo insieme alla ricostruzione, vengono illustrati i differenti punzoni (alcuni davvero stupendi) utilizzati da Bernardo Daddi: attraverso queste informazioni, il visitatore viene così invogliato anche a guardare le opere in maniera più approfondita, cercando quei piccoli dettagli che sfuggono a uno sguardo distratto.

La seconda sala si presenta come uno scrigno e l’attenzione cade immediatamente sui fondi oro tardogotici che emergono dalle pareti scure. Al suo interno sono riunite opere di vario genere: manoscritti, sculture e alcune cintole; queste ultime sono riposte in teche di vetro e in alcuni casi la visione può essere complicata, in modo particolare per quanto riguarda le minuscole decorazioni che le ornano, ma la forma propria di questi accessori rende difficile una visione chiara del loro insieme.

Al secondo piano l’esposizione continua con opere dal XV al XIX secolo, testimonianza della fortuna iconografica di questo tema: sulle pareti si susseguono le grandi pale, in un allestimento chiaro ed essenziale. La mostra si conclude con un’interessante sezione dedicata ai “contenitori” della cintola e a tutti quegli oggetti che ruotano intorno alla sua devozione: in questo caso, l’unica nota negativa credo sia l’esposizione di una Croce processionale decorata da entrambi  lati, ma sacrificata in mostra contro il muro così da limitarne la visione di un lato.

Infine, bisogna ricordare che anche il Duomo è parte integrante della mostra: è infatti possibile visitare la Cappella della Cintola, normalmente chiusa al pubblico, permettendo la visita più agevole degli affreschi di Agnolo Gaddi.

 

Tied up by a Belt

The Assumption of Bernardo Daddi and the Identity of a City

September 8, 2017 – January 14, 2018
Palazzo Pretorio, Prato

 
Translated by Nona Debeham (Istituto Lorenzo de’ Medici)
 
On September 8, 2017, a very interesting and important exhibition for the Tuscan city of Prato, opened at the Palazzo Pretorio Museum, Curated by Andrea De Marchi and Cristina Gnoni Mavarelli, the exhibition which covers two-stories, aims to trace, through the numerous works, the iconography of the belt donated by the Virgin to St. Thomas, a religious and civilian symbol whose cult lived, and still lives in the Prussian town that retains the relic. The focal point of the show is the re-creation of Bernardo Daddi’s Altarpiece dedicated to the Assumption, one of the prototypes for affirming this important iconography.  The various parts of the great altar, which today are only two predella and the top, are divided into various museums, only predellas with the stories of the belt is preserved at the Palazzo Pretorio di Prato, the Assumption,  is on loan from the Metropolitan Museum of Art in New York to make possible this re-composition.

The possibilty to see reunited, a small distance from each other, the various parts that compose the alter piece is fundamentally important: In particular, the hypothesis permits the reconstruction, at least in part, a context which was unfortunately lost over the course of the centuries.

The first room is therefore of great impact, devoted almost entirely to the Daddi, except for the beautiful lunette of Cabestany Master, another important loan, which is to date the oldest example of the iconography of San Thomas showing the Belt.

The exhibition has an excellent set-up: the works are visible up close allowing the smallest details to be enjoyed. As for the redistribution of the Daddi altarpiece, it was decided to arrange the works separately, in order to facilitate the reading, while a large graphic was placed on the bottom wall of the room, indispensable for the visitor to understand how they work together.

The didactic display takes care of in the smallest details: one can really say that this is an exhibition from which the visitor comes out with the awareness that he has learned something, and not only has he enjoyed a series of works; in a very synthetic but useful way, on the walls is introduced the period when the artist is placed while on the bottom wall with the reconstruction, are illustrated the different punches (some really wonderful) used by Bernardo Daddi: through this information, the visitor is also enticed to look at the works in more depth, looking for those small details that escape a distracted look.

The second room looks like a chest and the attention goes immediately to the late-Gothic  gold adorments that emerge from the dark walls. Inside there are assembled works of various kinds: manuscripts, sculptures and some girdles: the latter are put in glass jars and in some cases the vision may be complicated, especially with regard to the tiny decorations that adorn them, but the shape of these accessories makes it difficult to have a clear vision of them.

On the second floor, the exhibition continues with works from the 15th to the 19th centuries, witnessing the iconographic fortune of this time: on the walls are the big Altars, in a light and essential setting. The exhibition concludes with an interesting section dedicated to the “containers” of the belt and all those objects that revolve around its devotion: in this case, the only negative note I believe is the exhibition of a processional cross decorated on both sides, but displayed against the wall so only one side is visible.

Last but not least, the Duomo is an integral part of the exhibition: it is possible to visit the Cintola Chapel, which is normally closed to the public, allowing for a more gentle visit of the frescoes by Agnolo Gaddi.